domenica 29 maggio 2011

SUSAN JAMES - High-ways Ghosts Hearts & Home


"Ti prego Mr.Zimmerman, aiutami a scrivere questa canzone, la sbaglio sempre, tu trovi sempre il verso giusto, io esco sempre fuori tempo, ti prego!". Basterebbe la strofa conclusiva del brano Calling Mr Zimmerman per archiviare questo High-ways Ghosts Hearts & Home tra i mille dischi di autori minori in cerca dell'ispirazione dei grandi. Certo, quella invocazione la potrebbe scrivere qualunque cantautore degli ultimi 40 anni, anche quelli di primo livello, ma in questo contesto assume un significato di totale ridimensionamento del songrwritng di Susan James. Lei è una cantautrice che negli anni '90 è andata vicino all'assumere un ruolo importante nella rinascita del cantautorato al femminile, con uno stile che univa un'impostazione country a velleità d'avanguardia (per il secondo album Shocking Pink Banana Seat il Musician Magazine tirò in ballo i Joy Division), tanto che il suo terzo album Fantastic Voyage del 1998 è ancora oggi un coraggioso (era un doppio album) e consigliabile esempio di quel gusto per la sperimentazione e il cross-over di stili tipico di quel decennio.

Da allora la James ha passato il tempo in altre occupazioni, prima di ributtarsi on the road (come ben evidenzia la copertina) assemblando una nuova band formata da Paul Lacques, Paul Marshall e Shawn Nourse degli I See Hawks in LA, il violino di Gabe Witcher dei Punch Brothers e le tastiere di Danny McGough degli Shivaree, e registrando con loro il suo come-back album dopo ben 13 anni di silenzio. Perse per strada tutte le ambizioni sperimentali dei suoi primi album, la James ha voluto invocare la musa Dylan per scrivere 11 brani di struttura classicamente country-rock, forzandosi anche di usare la sua particolare voce in puro country-chick-style, annullando totalmente i particolari vocalizzi che caratterizzavano le sue opere giovanili.

Il risultato è un disco quadrato, fin troppo calligrafico, in cui anche gli episodi migliori (Falling Waltz 2 piacerebbe a Mary Gauthier, Out In The Woods invece cerca Lucinda Williams) hanno sempre l'aria di non avere comunque mai la statura del classico. Niente di male, il disco ha dei bellissimi suoni e la band gira che è una meraviglia, ma l'impressione è che quando si cala in country-ballad di stampo classico come Thank You Tomorrow o Cold Moon On The Highway, la James lo faccia sforzandosi di soffocare la voglia di andare oltre schemi rassicuranti e consolidati. High-ways Ghosts Hearts & Home sta già piacendo al mondo di Nahsville, e non c'è da meravigliarsi, ma l'impressione è che il Dylan a cui si è rivolta sia quello grigio e compassato di Self Portrait, il suo disco più nashvilliano, e che certamente quello che abbiamo in mente noi non avrebbe scritto versi come "un altro mal di cuore che taglia come un vecchio coltellino militare svizzero"..
(Nicola Gervasini)

www.susanjamesmusic.com
www.myspace.com/susanjamesmusic

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