Family va infatti considerato un episodio della sua discografia più che di quella dell'ingombrante papà ("Mio padre è uno dei più grandi artisti che abbiano calcato un palco" lo presenta Teddy nella canzone che dà il titolo all'album) e della rigenerata mamma Linda ("Mia mamma ha una delle più belle voci della terra"), che negli anni 2000 ha ripreso una propria attività, con anche buoni risultati (da recuperare sicuramente Versatile Heart del 2007). Il buon Teddy, produttore del disco, ha poi voluto coinvolgere anche una larga schiera di propri famigliari, con un'unica regola: ogni strumento doveva essere suonato da un parente. Il tutto viene presentato e spiegato nel brano iniziale Family, godibilissima country-ballad che a conti fatti risulterà l'episodio più interessante dell'album. Che purtroppo vive un po' di mancanza di coesione (si sa che lavorare in famiglia non è mai così semplice), e soprattutto di un repertorio all'altezza dei nomi coinvolti. Papà Richard offre la sua chitarra (e già basta e avanza per farne un disco necessario), un paio di brani godibili ma evidentemente minori come That's Enough e Once Life at a Time, e uno strumentale pressoché inutile comeAt The Feet Of Emperor, mentre mamma Linda va sul sicuro con le tradizionalissime Bonny Boys e Perhaps We Can Sleep, ma alla fine è la sorellina Kami a guidare nella deliziosa Careful uno degli episodi migliori dell'album. Teddy dal canto suo si atteggia spesso a novello cantante roots, cercando prima Lyle Lovett nella title-track e in Root So Bitter, poi Chris Isaak in Right, evidenziando solo quanto anche loro siano di un livello per lui irraggiungibile. Finale corale con Lonely, e tutti a casa per il cenone di Natale. Noi partecipiamo divertiti alla riunione, ma il lavoro serio poi mamma e papà lo fanno altrove. E forse anche lo stesso Teddy. |
lunedì 13 aprile 2015
THOMPSON
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