Fried (deluxe ed. 2 cd)[Mercury/ Caroline International 2015] www.headheritage.co.uk File Under: underground milestones di Nicola Gervasini (08/10/2015) Nel 1984 Julian Cope era solo uno dei tanti leader di band dissolte dell'era post punk/new wave. Sebbene i suoi Teardrop Explodes non siano stati dei campioni in termini di vendite (ma l'album Kilimanjaro e il singolo Reward ebbero comunque buon successo), la Mercury fece carte false per accaparrarsi i suoi primi album solisti, con la speranza di riuscire a creare una nuova star aggiornata ai nuovi suoni "plasticosi" di moda nella metà degli anni ottanta. Evidentemente non si erano resi bene conto che non avevano a che fare con un novello Billy Idol, pronto a riadattarsi ai tempi che correvano senza alcun ritegno, ma con quello che ancora oggi consideriamo tutti come il migliore esempio di un folle, ma encomiabile artista senza compromessi. Usciti a pochi mesi di distanza l'uno dall'altro nel 1984, World Shut Your Mouth e Fried furono un fallimento commerciale clamoroso (il primo arrivò a stento in top 50, il secondo, fatto uscire in fretta proprio per correggere il tiro, toccò l'ottantasettesimo posto nella UK charts e sparì dalle radio subito dopo, lasciando solo il ricordo della sua folle copertina), privi come erano di singoli vendibili a MTV, e soprattutto portatori di un suono perfetto e oggi modernissimo, ma totalmente slegato dal contesto modaiolo dell'epoca. Il produttore di entrambi i dischi era il chitarrista Steve Lovell, oscuro personaggio ai tempi praticamente esordiente (diventerà poi uno dei produttori più usati dai Blur, anche se, inspiegabilmente, nel suo curriculum compare anche la produzione di Touch Me di Samantha Fox, proprio all'indomani della collaborazione con Cope), che subito si evidenziò per il suo tocco totalmente vintage e legato alla psichedelia inglese di marca primi Pink Floyd. Nonostante l'insuccesso, i dischi non tardarono a diventare dei cult-records, e la loro influenza sul rock underground dei trent'anni successivi non sbiadisce neppure riascoltando le nuove brillanti riedizioni pubblicate dalla Caroline International. World Shut Your Mouth resta un disco ancora legato al mondo Teardrop Explodes (molti dei brani erano nati per la band), sospeso tra un intimismo del tutto fuori moda all'epoca e un rock scarno e figlio di Syd Barrett, mentre Fried è forse la summa di tutto il suo lavoro e della sua filosofia, e anche se forse il suo capolavoro definitivo sarà Peggy's Sucide del 1991, canzoni come Reynard The Fox o Bill Drummond Said già descrivevano perfettamente il folle universo della sua mente. Dopo questi due album Cope proverà a darsi una ripulita nel segno dei tempi con i ben più vendibili Saint Julian (unico suo vero successo commerciale) e My Nation Underground, prima di chiudersi nella bellissima autoproduzione dei sui anni novanta. Le due riedizioni portano in dote un cd aggiuntivo per ognuna, pieni zeppi di buone chicche come alcune interessanti b-sides (oltre recuperare quelle già uscite nelle ristampe degli anni 90, da segnalare su tutte l'acustica Disaster, la bluesata Mic, Mak, Mok o la divertente 24a Velocity Crescent con le sue tante citazioni dell'era Pysch anni 60), demo di pezzi poi ripresi in dischi successivi (Pulsar), e una lunga serie di immancabili John Peel e BBC Radio One Sessions, come al solito miniere d'oro di nuove convinte versioni suonate in diretta. Tutto materiale di grande interesse storico e ben rimasterizzato, che aggiunge però poi poco a quanto sapevamo già, e cioè che spesso le grandi rivoluzioni nascono silenziosamente nei bassifondi, ma trentuno anni dopo fanno ancora un gran rumore. |
lunedì 18 gennaio 2016
JULIAN COPE
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