La tenace Mavis ha parlato dell'album al suo produttore del momento, Jeff Tweedy dei Wilco, il quale ha ripreso i nastri e ha registrato ex-novo le parti di basso e qualche chitarra. E, visto che era intento a registrare il suo album solista con il figlio Spencer, ha affidato al pargolo le poche parti di batteria presenti. Il risultato è in tutto per tutto simile ad album come One True Vine di Mavis Staples, ma il fatto che questa volta il tutto sia frutto di un abile mix di registrazioni fatte a distanza di 15 anni impone una riflessione: da una parte dimostra come 15 anni di soul-revival (da parte dei vecchi, più o meno tutti tornati in auge a turno) e new-soul (tante giovani leve che suonano esattamente come i vecchi) non hanno cambiato di una virgola la grammatica del genere, dall'altra esalta ancora una volta l'essenza di questa musica: basta una voce, una grande interpretazione, molta anima e, se possibile, anche qualche buona canzone (le dieci scelte in questo caso lo sono), e si può fare un ottimo soul-record. E volendo anche senza bisogno di grandi geni che ci mettano del loro, perché di fatto anche in questo caso Tweedy si limita a seguire gli schemi e a dare un contorno senza stravolgere troppo gli arrangiamenti originali. Insomma, Dont' Lose This, così come ci arriva oggi, nel 1999 sarebbe stato un miracolo, nel 2015 suona come un disco un po' tardivo, già sentito. Ma chi se ne frega in fondo, perché Tweedy o no, è un'opera di soul, cantata da un vecchio un po' "sfiatato" di voce ma non di sentimenti, e da una vocalist che la voce invece non l'ha persa mai. E con cover intelligenti come la dylaniana Gotta Serve Somebody o il traditional Will The Circle Be Unbroken che chiudono alla grande il disco, ma anche tenui soul-ballads comeSweet Home e Friendship, e una sentita versione solo voce e chitarra di Nobody's Fault But Mine di Blind Willie Johnson. Probabilmente lo stesso Pops non si sarebbe mai immaginato che un giorno queste registrazioni sarebbero state addirittura "trendy", e forse le avremmo apprezzate anche senza la post-produzione di Tweedy, nonostante in alcuni casi l'aggiunta di una band pare davvero dare quel qualcosa in più (la baldanzosa The Lady's Letter). Non è mai troppo tardi per un bel disco come questo, nonostante abbia già fallito l'appuntamento con la storia. |
mercoledì 20 gennaio 2016
POP STAPLES
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