Lorenzo Semprini
44
(Lorenzo Semprini, 2021)
File Under: Nato per correre in bilico
Personaggio certamente non nuovo
sulle nostre pagine Lorenzo Semprini, attivo da più di 20 anni con i
suoi Miami & The Groovers nel portare avanti quella filosofia
blue-collar di estrazione springsteeniana, che è poi anche l’anima delle 22
edizioni da lui organizzate del festival Glory Days in Rimini, ormai consolidata
alternativa al più affollato (ma molto meno sudato) Meeting di Rimini o
alle serate in discoteca nella città romagnola. Nuova però è la veste con cui
si presenta in questo 44, suo primo disco solista, e anche primo disco che
abbraccia la nostra lingua, un percorso già visto in passato da alcuni suoi illustri
precursori (Graziano Romani dei Rocking Chairs ci provò con Adios ma decise che
non era cosa sua, in altri casi invece gente come Michele Anelli di altri Groovers
si è proprio inventato una nuova carriera). 44 era anche la sua età quando ha
iniziato a scrivere il disco (che dura 44 minuti e 44 secondi, per chiudere il
cerchio), che ha avuto una lunga gestazione di tre anni, e uno stuolo di più di
venti musicisti coinvolti, con nomi anche qui ben conosciuti dai nostri lettori
come Antonio Gramentieri (Rimini ‘85 la si riconosce subito come una
estrazione del suo DNA musicale), Daniele Tenca, Riccardo Maccabruni, Beppe Ardito,
Paolo Angelini, e scusate se non possiamo citare tutti. Una sorta di amichevole
after party del Glory Days si potrebbe pensare, e invece il disco sorprende per
come Semprini si cala bene nel ruolo di cantautore più intimista e riflessivo,
non rinunciando alla propria inclinazione rock in certi episodi (Adrenalina, Lei Aspetta), ma non calcando mai sui toni epici
da rock band di strada ma piuttosto su quelli dello storyteller. E le storie
sono personali (Occhi Verdi è dedicata alla madre, Equilibrio Fragile
probabilmente a sé stesso) o letterarie (La Terra Brucia, Johnny Solitario)
o tipiche di quel senso di destino comunitario che sempre anima il rock
romagnolo come la romantica Una Notte Così, Il Tempo di Un Battito e Siamo
Rimasti Noi. Dal lato produttivo (se ne occupa Gianluca Morelli) notevole Gospel
Rain con il suo coinvolgente crescendo finale, impreziosita dalla voce di Vanessa
Peters e da una gran bella pedal steel suonata da Alex Valle, a riprova di
un album che credo gli faccia fare un salto di qualità non indifferente. Non
che la festa rock sia finita, anche se il periodo storico non è quello più
favorevole, ma certe storie andavano raccontate con un nuovo linguaggio che
Semprini ha abbracciato con buon successo, tanto che potremmo anche auspicarne
un secondo capitolo.
Nicola Gervasini
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