Dana Plato – Wrong Quotes
2021, Sub Terra
Nella sua più tipica accezione,
il “side-project” rappresenta una deviazione da un percorso abituale di un
artista o di una band per “sperimentare” vie alternative e “provare” nuove collaborazioni.
La critica musicale ha sempre dimostrato una certa benevolenza per questo tipo
di operazioni, proprio perché paradossalmente ad un progetto parallelo non si
chiede di essere a livello dei dischi da strada maestra, ma si chiede di stuzzicare
nuove curiosità. È difficile capire quale sia il mainstream del messinese Humpty
Dumpty, vista la grande mole di materiale pubblicato in piena (e, come dice
lui stesso, “intransigente”) indipendenza in più di vent’anni, ma è certo che
questo progetto suona come un album tutt’altro che di sperimentazioni ma di linee
artistiche ben definite. I Dana Plato (nome rubato alla sfortunata attrice
che interpretava Kimberly nella serie Tv “Il Mio Amico Arnold”) sono ufficialmente
un trio formato da lui, dal vocalist e paroliere Fixx (Gianluca Ficca) e dal
funambolico bassista Monster Joe (il foggiano Giovanni Mastrangelo), anche se
poi il batterista Paolo Del Grosso dà una forte mano in quasi tutti i brani
dell’album. Tredici canzoni che affondano le mani nel post-punk o, come
dicevamo allora, “dark-new wave” dei primi anni Ottanta, la maggior parte
cantati dalla voce bassa e profonda di Humpty Dumpty, ma con molte variazioni
sul tema questa volta. Sicuramente notevoli e tipiche del suo stile sono Little
Genius (con un gran bel testo di Fixx), The Corpse And I, Parachutes e la
title-track finale, ma altrove è lo stesso Fixx a fornire, con la sua vocalità
declamatoria, suggestioni diverse, come accade nell’iniziale Thrill, nel quasi
synth-pop di Shout To The Wolf o nella sognante Desert. Alla prima voce però
vengono accolti anche ospiti esterni, come la squillante ugola di Mary Grace
che alimenta Nothing Left But Speak e Gregorsamsaéstmort, leader dei Black
Veils, che interviene in Strained. Ma quello che piace di tutto il disco e il
gioco tra le chitarre e il basso pulsante, e spesso quasi funky, di Monster Joe
(sentitelo nello strumentale Majesty o nell’assolo di Butterfly Chips), quasi
un innesto degno degli A Certain Ratio, con un certo ritmo generale che resta
sostenuto sia nei brani dove la programmazione synth è più evidente (The
Vibrator Play), sia dove invece si lascia spazio al drumming di Del Grosso (The
Prettiest Girl Of All The Time). Album uscito in digitale già da qualche mese,
ma che consigliamo ora che è disponibile la bellissima versione CD, utile per
gustarsi un disco da studiarsi libretto alla mano, sia perché i testi non sono
per nulla un contorno, sia perché la confezione ideata da Giulia Merlino con i
suoi collage merita un posto in vista nelle vostre bacheche.
VOTO: 7,5
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