martedì 12 gennaio 2010

ARTISTI VARI - Ciao My Shining Star


Gennaio 2010
Buscadero



Delle mille varianti esistenti alla voce “Tribute Album”, quella di questo Ciao My Shining Star appare davvero inedita. Non tanto perché ad essere omaggiato sia un autore poco conosciuto, visto che quello di promuovere nomi poco popolari resta una delle funzioni di questo tipo di progetto, quanto perché l’artista in questione non è né morto (per fortuna…), né tanto meno malato e bisognoso di costose cure (un tributo al vivo ma non proprio vegeto Alejandro Escovedo fu concepito per questo nobile scopo). L’occasione è invece la morte di Melissa Rich, moglie di Mark Mulcahy, che i cultori di una certa scena indipendente conosceranno come il leader dei Miracle Legion (band molto REM-oriented attiva con cinque album dal 1984 al 1997) e dei Polaris (due dischi tra il 1999 e il 2004). E’ lei dunque ad apparire sulla copertina e ad essere la stella splendente del titolo, lei che non era una cantante, ma solo una delle tante “grandi donne dietro un grande uomo”, in piena coerenza con il famoso detto popolare. Sono invece di Mark le ventuno canzoni che compongono questo lungo e sentito tributo, promosso nientemeno che da Thom Yorke, colui che già con i suoi Radiohead proponeva spesso nei concerti il brano All For The Best, che qui apre le danze in un tripudio di effetti elettronici che sanno molto del periodo Kid A-Amnesiac. Ma per Mulcahy si è mosso anche Michael Stipe, che già collaborò al primo progetto dei Polaris, e che qui riesuma il sound “epoca Up” dei REM per rendere in maniera soffocante Everyhing’s Coming Undone. Esauriti i nomi che da soli potrebbero aiutarlo a rendersi più visibile al mondo, i restanti 19 artisti provengono da svariate nicchie musicali, con una apprezzabile eterogeneità di stili che rappresenta uno dei punti di forza del disco. Dall’underground degli anni 80 spuntano fuori così i Dinosaur Jr (che dimostrano ancora una volta il ritrovato stato di grazia della combinazione J Mascis-Lou Barlow),Mercury Rev e Frank Black, dal mondo del pop britannico invece arrivano le partecipazioni degli Unbelievable Truth (era la band di Andy Yorke, il fratellino di Thom) e dei Butterflies Of Love, mentre un buon diversivo arriva da artisti più roots-oriented come Josh Rouse, Hayden, gli Autumn Defense e Sean Watkins (chitarrista dei Nickel Creek). Ma la parte del leone la fanno una serie di freak-folker stralunati, capitanati dall’improvvisamente rivalutato Vic Chesnutt, che riescono ben ad evidenziare tutto il lato più allucinato dei brani di Mulcahy, e qui vanno almeno citati i nomi di Chris Harford, David Berkeley, Elvis Perkins, Frank Turner e Ben Kweller (la lista potrebbe proseguire ancora…). Chicca della raccolta poi la partecipazione dei Rocket From The Tombs, rediviva formazione proto-punk degli anni settanta da cui fuoriuscirono gruppi storici come i Pere Ubu e i Dead Boys, anche se alla fine a risaltare sono i nomi più freschi come i National (ottima la loro Ashamed of the Story I Told ), vale a dire quelli che fanno anche venir voglia di riscoprire gli originali.
Nicola Gervasini

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