mercoledì 23 febbraio 2011

FEIST - LOOK AT WHAT THE LIGHT DID NOW - the dvd
















Le prime immagini sono come te le aspetti: sfocate, oniriche, e già le note del brano Look At What The Light Did Now fanno presagire il lisergico viaggio musical-cinematografico che potrebbe fare un David Lynch intento a fare un documentario sul nuovo folk canadese. Poi ad un tratto la protagonista viene catturata e presentata nientemeno che da Kermitt, la famosa rana dei Muppet Show, e allora si comincia a capire che il film Look At What The Light Did Now (uscito oggi in DVD dopo due anni di presentazioni in mostre d’arte e concerti) riserverà delle sorprese. Leslie Feist, o chiamatela solo col cognome in occasione delle sue sortite soliste, ha voluto fortemente realizzare questo film per documentare la lavorazione di The Reminder, acclamato (e vendutissimo) album del 2007, prima di dedicarsi all’atteso successore. Il momento artistico che coglie la bella canadese è sicuramente speciale, e il regista Anthony Seck (tanto teatro e cortometraggi nel suo curriculum) sembra coglierlo con la dovuta delicatezza, senza invadere troppo l’atmosfera magica, neppure negli inevitabili momenti di parole e interviste dei collaboratori più stretti. Il processo creativo è descritto minuziosamente, e non solo dalla stessa Feist, ma anche dalle creatrici dell’artwork e del set fotografico, anche se il premio per il miglior attore non protagonista va al produttore Chilly Gonzales, spesso impegnato in suggestivi solo al piano nei momenti di studio dell’arrangiamento giusto, che finiscono per essere la vera colonna sonora del film. 77 minuti solo per fans ovviamente o magari per chi ancora deve riscoprire la delizia di brani come So Sorry, My Moon My Man e tanti altri, anche se il vero fine è poi invogliare a rimettere The Reminder nel lettore. Un plauso comunque a Seck per essere riuscito a mantenere alta l’attenzione per tutta la durata del lungometraggio, impresa non facile in questo tipo di operazioni. Le sorprese vengono semmai dai contenuti speciali, con due cortometraggi sperimentali che vedono coinvolta Feist in prima persona, con un The Water fatto di sguardi e silenzi, tra poesia e malinconia, e un Departures che si trasforma in un bel video musicale all’interno di un aeroporto, con lei impegnata in un balletto con hostess e stewards (i due protagonisti finiscono di fatto nel set per il video di My Moon My Man). Ci sono anche i video musicali veri e propri naturalmente (lo scoppiettante I Feel It All, il quasi-musical di Broadway di 1234, e la bellissima storia di pupazzi inscenata per la tragica Honey Honey). All’appello dei contenuti extra rispondono anche varie live-performances (impossibile non rimanere stregati dall’incontro tra arte e musica dello show tenuto al Living Lantern di Toronto, mentre il set tratto dal Reminder Tour pecca un po’ sotto il profilo delle riprese per dare precedenza ai film proiettati alle spalle (come usavano fare i Velvet Underground che furono). Se il tutto serviva per ribadire l’approccio fortemente visivo degli show e della musica di Feist, il risultato è quello giusto.

Nicola Gervasini

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