LIVE AT THE TROUBADOUR
Side One
Dummy Records
***
In altri
tempi un live pubblicato subito a ridosso di un disco d’esordio sarebbe stata
una pazzia discografica non accettabile. Se poi ad esordire era non una nuova
band, ma un side-project di un gruppo con ancora molta storia da scrivere,
allora ci rendiamo subito conto di come l’uscita di questo Live At The Troubadour
degli Horrible Crows sia davvero lo specchio dei tempi, dove non si
cerca più la vendita in massa e nuovo pubblico, ma si coccola quello già
esistente fino a rendere ufficiale una registrazione quasi da bootleg. Ma
andiamo con ordine: gli Horrible Crows sono una creatura di Brian Fallon, voce e penna dei Gaslight
Anthem. Al loro attivo hanno un solo album (Elsie),
pubblicato nel 2011 approfittando della pausa della band all’indomani di American Slang, e a conti fatti forse la cosa migliore prodotta da Fallon dopo il
pluri-declamato The ’59 Sound, perché
scopriva il lato più dark e cantautoriale e si permetteva esperimenti non più
riscontrabili nei monolitici album dei Gaslight Anthem. Difficile però capire
l’esigenza di pubblicare questo album, fedele testimonianza del secondo
concerto della band tenuto il 14 settembre del 2011 davanti ad una platea di
festanti ragazzi, se non quella di avere una prima testimonianza live della sua
carriera. La scaletta è presto detta: Elsie
viene eseguito interamente, anche se con ordine sparso, con versioni anche
molto buone e spesso migliori dal punto di vista vocale di Fallon, uno che sul
palco sa dare sempre il giusto. I brani poi sono spesso allungati per la
tendenza del nostro alle lunghe presentazioni e
chiacchierate con il pubblico, mentre la band capitanata dal chitarrista
Ian Perkins si limita ad eseguire il suo compito, conscia dello scarso rodaggio
del gruppo. Le due chicche arrivano dalle cover, che vanno a scavare nel mondo
del pop odierno (Teenage Dream di Kate
Perry, ovviamente irriconoscibile) e degli anni ottanta (una applauditissima
Never Tear Us Apart degli INXS), più che altro perché Fallon è bravo a camuffarle
da canzoni sue. Per il resto il gioco di versione migliore o peggiore rispetto
all’album lo lasciamo ai fans, perché questo è un prodotto (completato da
opportuno dvd con riprese della serata) dedicato ad un pubblico che per Fallon
riproduce in piccolo la devozione al limite del fanatismo suscitata da Bruce
Springsteen. La cui inevitabile influenza, nel caso degli Horrible Crows,
aleggia molto meno del solito, e questo è uno dei tanti motivi per cui questo
live invoglia a caldeggiare un vero secondo capitolo al più presto.
Nicola
Gervasini
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