mercoledì 25 giugno 2014

NATHANIEL RATELIFF

NATHANIEL RATELIFF
FALLING FASTER THAN YOU CAN RUN
Mod Y Vi Records
***
Con un gioco tipico del mondo indie 2000, il nome dell’artista Nathaniel Rateliff è divenuto quello di una vera propria band, per cui è corretto parlare dei Nathaniel Rateliff. Vengono da Denver, e prima di questo Falling Faster Than You Can Run avevano già pubblicato due album: Desire And Dissolving Men nel 2007 e il già ben accolto In Memory Of Loss nel 2010 (prodotto dal vate dell’ indie-folk Brian Deck, già dietro il mixer degli album di Iron&Wine). Pubblicato in USA già nel 2013 e finalmente distribuito anche in Europa, Falling Faster Than You Can Run è un disco maturo che fa tesoro di anni di quel folk obliquo nato nei sotterranei degli States (e non solo), se è vero che i riferimenti più evidenti possono essere gli Avett Brothers, ma anche Low Anthem, Mumford & Sons, e nei momenti più easy citerei pure i Lumineers. Rateliff è uomo quieto e la sua musica lo segue di conseguenza: la partenza con Still Trying e I Am evita qualsiasi ritmo e offre sofferte ma per nulla piagnucolose interpretazioni di come le nuove generazioni interpretano la tradizione folk. Non più un veicolo per cantare storie della strada, e addio al giornalismo-folk alla Phil Ochs, ma tanto bisogno di raccontare sé stessi nella propria quotidianità, narrare la vacuità della corsa alla modernità (How To Win), e l’inutilità delle nostre azioni (Laborman), rispetto alla grandezza dei piccoli sentimenti (Right On). Lo seguono bene i suoi compari, il chitarrista Joseph Pope III, la bassista Julie Davis, il pianista James Han e il batterista Patrick Meese, musicisti eclettici e capaci, tanto che la band spesso per divertimento si esibisce come cover-band di brani soul. Non tutto funziona alla perfezione: se con Nothing To Show For Rateliff trova la perfetta calibratura tra buona scrittura, interpretazione melodrammatica e interessanti crescendo strumentali, altrove si siede un po’ troppo sulla canzone (Three Fingers In o Forgetting Is Believing), confidando sulla forza emotiva delle sue parole e dando troppo poco libero sfogo ai collaboratori. Manca forse quel pizzico di personalità in più, che rende Falling Faster Than You Can Run comunque un disco che segue un’onda e non la nave che la crea, ma per gli aficionados del nuovo indie-folk quello con il suo album è un appuntamento che consigliamo.

Nicola Gervasini

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