venerdì 17 ottobre 2014

HARRY DEAN STANTON

How would you describe yourself? chiede un divertito David Lynch. As Nothing. As a No-self gli risponde Harry Dean Stanton. Non traduciamo per non perdere il gioco di parole di uno dei tanti dialoghi che animavano Partly Fiction, il documentario biografico che nel 2012 ha consacrato a futura memoria l’ancora vivo e vegeto ottantottenne Stanton. Un non-protagonista che ha attraversato il cinema in più di 250 pellicole, di cui forse solo Paris, Texas da vero primo attore. E, anche in quel caso, era comunque un ruolo silente, quel Travis che Wim Wenders pensò incapace di commentare la fine del suo matrimonio se non camminando nel deserto. E chi meglio di un attore che Sam Shepard definisce come “uno che sa che il suo viso è la storia” poteva incarnare quella afona malinconia? Ma se parliamo ancora oggi del film della regista svizzera Sophie Huber non è tanto per riconsigliare l’agiografia di un attore che si è auto-condannato alla carriera di caratterista, quanto perché la pellicola è divenuta un tale cult tra gli appassionati, da richiedere a gran voce la pubblicazione in un cd ufficiale della colonna sonora. Già, perché il buon Harry nel film conversa con Lynch, Wenders, Shepard, Debbie Harry e Kris Kristofferson inframezzando i ricordi con alcune personali interpretazioni dei brani che gli sono più cari. Nulla che un qualsiasi appassionato di musica americana non abbia già in più versioni, pezzi come Everybody’s Talkin’ di Fred Neil, la struggente Blue Bayou di Roy Orbison, Promised Land di Chuck Berry, l’immancabile Help Me Make It Through The Night  di Kristofferson e una nuova versione di quella Canción Mixteca che già Stanton cantava in Paris,Texas. Il problema è che, nonostante l’impegno del chitarrista Jamie James che lo accompagna, e del produttore Don Was che interviene ad aggiustare il tiro, messe su disco le sue versioni non riescono ad andare oltre la semplice testimonianza di un uomo che non ha mai usato troppo la voce per comunicare, e si sente. Partly Fiction (Omnivore Recordings)  è già un cult-record ancora prima di uscire, ma lo consigliamo solo se siete dei veri adepti. Proprio perché le cose migliori Stanton le ha dette stando in silenzio.

Nicola Gervasini

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