lunedì 27 ottobre 2014

DAVIDE VAN DE SFROOS

Incontrare Davide Van De Sfroos ad un incrocio tra Como e San Antonio in Texas non è cosa che accade tutti i giorni, ma ben venga l’occasione del Buscadero Day, festival estivo di musica americana ispirato dal noto mensile che si terrà nella bella cornice lacustre di Pusiano – Como – tra il 26 e il 29 Luglio. Rassegna coronata con il concerto finale che vedrà il cantautore comasco dividere il palco con il grande Steve Earle. Ho tutti i suoi dischi, e glieli porterò per spiegargli perché salgo sul palco con lui – assicura Davide, restituendoci anche l’immagine mitica del personaggio Earle. E’ uno di quegli artisti che anche se sale sul palco da solo sembra comunque di sentire suonare i Clash. E questo perché lui ha la convinzione di dover sempre cantare quello che gli altri non cantano. Nel caso di Earle questo si è tradotto in una carriera nata tardivamente a Nashville, nel paradiso dell’America conservatrice, ma presto deviata da una esperienza in prigione e dalla convinzione che la musica roots americana dovesse andare in ben altra direzione. Un pensiero che Davide Van De Sfroos condivide da sempre attraverso una galleria di personaggi, veri o di fantasia, che nelle sue canzoni hanno descritto il mondo italiano in modo molto “americano”. Mi sento un cantante-cronista come Earle e tutta la tradizione che da Woody Guthrie in poi ha raccontato la strada e i suoi protagonisti. Solo che io non vado sulle highways impolverate della provincia americana, ma giro le valli nostrane, da solo, anche facendo concerti di beneficenza negli ospizi e coinvolgendo la gente negli ospedali. E’ questo il mio ideale di artista.  E così se Earle si è fatto cantore dell’”altra America”, Van De Sfroos nelle sue canzoni ha descritto l’Italia delle persone semplici. Gente che ha una vita avventurosa, che necessita di un approccio punk per affrontare le tasse, gli sfratti, la disoccupazione. I punk di casa nostra non hanno giacche borchiate e capelli colorati, ma sono i pendolari, gli operai, i pescatori, i contrabbandieri e i minatori…gente che prova, magari sbaglia, ma riparte sempre.  Tante storie che lui ha raccontato spesso ricorrendo a miti americani, sia trasformando i pendolari in Cau Boi in una canzone che, non a caso, ha dato anche il nome al suo fan-club, sia ricordando i pomeriggi passati a sognare nei cinema di provincia, fantasticando sulle imprese dell’Ispettore Callaghan o sull’erotismo della Jessica Lange sdraiata “sul taul de cusena” (Cinema Ambra, ottimo brano del suo ultimo disco Goga e Magoga). Lui ammette di sognare che la sua scrittura decisamente cinematografica possa un giorno trovare un sfogo sul grande schermo. Un giorno parlavo con un amico regista di un eventuale film che sia una carrellata di tutti i miei personaggi. Qualcosa di simile a quello che fatto Ermanno Olmi per il Po, ma portato sulle rive del Lago di Como. Che è un luogo estremamente adatto per il cinema, tanto che qui sono stati girati molti film famosi (da Rocco e i suoi Fratelli a Casino Royale, persino scene dell’episodio 2 di Star Wars). In attesa di vedere il suo sogno realizzato, resta la sua musica, uno dei pochi casi di produzione italiana perfettamente in grado di ricreare suoni e modo di suonare tipici della musica delle radici statunitensi, mantenendo però l’impronta di casa nostra. Penso che molti miei fans abbiano scoperto un mondo musicale per molti lontano grazie ai miei dischi e alle mie citazioni, e anche grazie ai tanti artisti che ho invitato sul palco.
Nicola Gervasini


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