Incontrare Davide Van De Sfroos ad un incrocio tra Como e San Antonio in Texas
non è cosa che accade tutti i giorni, ma ben venga l’occasione del Buscadero
Day, festival estivo di musica americana ispirato dal noto mensile che si terrà
nella bella cornice lacustre di Pusiano – Como – tra il 26 e il 29 Luglio. Rassegna
coronata con il concerto finale che vedrà il cantautore comasco dividere il
palco con il grande Steve Earle. Ho tutti i suoi dischi, e glieli porterò per
spiegargli perché salgo sul palco con lui – assicura Davide, restituendoci
anche l’immagine mitica del personaggio Earle. E’ uno di quegli artisti che anche se sale sul palco da solo sembra comunque
di sentire suonare i Clash. E questo perché lui ha la convinzione di dover sempre
cantare quello che gli altri non cantano. Nel caso di Earle questo si è tradotto
in una carriera nata tardivamente a Nashville, nel paradiso dell’America
conservatrice, ma presto deviata da una esperienza in prigione e dalla
convinzione che la musica roots americana dovesse andare in ben altra
direzione. Un pensiero che Davide Van De Sfroos condivide da sempre attraverso
una galleria di personaggi, veri o di fantasia, che nelle sue canzoni hanno
descritto il mondo italiano in modo molto “americano”. Mi sento un cantante-cronista come Earle e tutta la tradizione che da
Woody Guthrie in poi ha raccontato la strada e i suoi protagonisti. Solo che io
non vado sulle highways impolverate della provincia americana, ma giro le valli
nostrane, da solo, anche facendo concerti di beneficenza negli ospizi e
coinvolgendo la gente negli ospedali. E’ questo il mio ideale di artista. E così se Earle si è fatto cantore dell’”altra
America”, Van De Sfroos nelle sue canzoni ha descritto l’Italia delle persone
semplici. Gente che ha una vita
avventurosa, che necessita di un approccio punk per affrontare le tasse, gli
sfratti, la disoccupazione. I punk di casa nostra non hanno giacche borchiate e
capelli colorati, ma sono i pendolari, gli operai, i pescatori, i
contrabbandieri e i minatori…gente che prova, magari sbaglia, ma riparte sempre. Tante storie che lui ha raccontato spesso
ricorrendo a miti americani, sia trasformando i pendolari in Cau Boi in una canzone che, non a caso,
ha dato anche il nome al suo fan-club,
sia ricordando i pomeriggi passati a sognare nei cinema di provincia,
fantasticando sulle imprese dell’Ispettore Callaghan o sull’erotismo della
Jessica Lange sdraiata “sul taul de cusena” (Cinema Ambra, ottimo brano del suo ultimo disco Goga e Magoga). Lui ammette di sognare
che la sua scrittura decisamente cinematografica possa un giorno trovare un
sfogo sul grande schermo. Un giorno parlavo
con un amico regista di un eventuale film che sia una carrellata di tutti i
miei personaggi. Qualcosa di simile a quello che fatto Ermanno Olmi per il Po,
ma portato sulle rive del Lago di Como. Che è un luogo estremamente adatto per
il cinema, tanto che qui sono stati girati molti film famosi (da Rocco e i
suoi Fratelli a Casino Royale, persino scene dell’episodio 2 di Star Wars). In attesa di vedere il suo sogno
realizzato, resta la sua musica, uno dei pochi casi di produzione italiana
perfettamente in grado di ricreare suoni e modo di suonare tipici della musica delle
radici statunitensi, mantenendo però l’impronta di casa nostra. Penso che molti miei fans abbiano scoperto
un mondo musicale per molti lontano grazie ai miei dischi e alle mie citazioni,
e anche grazie ai tanti artisti che ho invitato sul palco.
Nicola Gervasini
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