L'album ha la particolarità di essere il primo disco della band inciso in un vero e proprio studio di registrazione, conservando però il tentativo di ricreare fittiziamente l'idea di una suonata casalinga, tra cani che abbiano e voci in sottofondo. Ormai basati sul duo Ian e James Felice, con il batterista Simone definitivamente partito per avventure personali (con successo, vista la qualità dei suoi dischi anche recenti), i Felice Brothers si avvalgono di tre strumentisti capaci come Greg Farley, Josh Rawson e David Estabrook per un disco che è una vera e propria reazione stizzita alle fallimentari aperture all'elettronica del precedente Celebration, Florida.Bird On A Broken Wing, il sensazionale brano che apre la raccolta, è una dichiarazione d'intenti, una ballata vecchio stampo da Band relegata nella cantine di Big Pink, con tanto di dedica a Pete Seeger per non sbagliarsi sull'epoca di riferimento. Cherry Licorice invece porta un clima di festa, ma resta una festa di provincia, lontana dai salotti alto-culturali di città, dove questi Felice Brothers verranno probabilmente schifati come si disdegna il bifolco che viene a vendere l'insalata al mercato della domenica. Favorite Waitress è tradizionalista anche nella copertina, a cui manca giusto una cherry pie per fare il pieno di immaginario da "America Old Style". Perso il coraggio di osare che era di Simone Felice, Ian e James assaltano il pubblico rimasto sintonizzato sulle loro onde con un disco che è ancora più conservatore di quelli dei Black Crowes di fine anni zero, e che non prova neanche più a fare finta di poter essere di moda. Possono così concentrarsi a scrivere un pugno di buone ballate folk (Meadow Of A Dream, Chinatown), infarcendole magari di quegli arrangiamenti un po' storti a cui ci hanno sempre abituati (i cori ubriachi di Lion e Saturday Night, l'orgia di organi, campane e violini di Constituents) e di qualche nuova variazione sul tema (il giro hard-blues di Woman Next Door). Non tutto gira come dovrebbe (Katie Cruel davvero non si comprende), e il clima rilassato - per non dire a volte fin troppo volutamente scazzato - alla fine lascia un senso di provvisorietà al progetto, ma è forse anche il suo fascino. O, perlomeno, resta affascinante per noi, che a questi ritmi blandi e suoni da "rocking chair on porch" ci siamo più che abituati. |
mercoledì 22 ottobre 2014
FELICE BROTHERS
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