lunedì 16 novembre 2015

JESSE MALIN - New York Before The War

Non ha più tanto quella certa aria da pusher di strada Jesse Malin, ma gli anni passano anche per i rocker più indomiti, e così anche lui. come un novello Lou Reed, arriva a produrre il suo ragionato affresco della sua città. New York Before The War (Little Indian) è il settimo album di questo artista che negli anni 90 giocava a fare il punk con i D Generation, mentre negli anni 2000 ha avuto una encomiabile carriera solista sponsorizzata da Ryan Adams e Bruce Springsteen, con i quali condividi sensibilità d’autore (basta sentire qui alcune ballate romantiche come Oh Sheena) e poetica da riscatto del perdente di strada. Le sue strade però sono quelle della grande mela, dove nasce questa summa del suo percorso artistico, che ai tempi dello splendido Glitter in the Gutter del 2007 era anche andato vicino ad un certo successo. Ci sono piano-ballad melodrammatiche (The Dreamers), ballatone in odore di REM (She’s so Dangerous, ma Peter Buck si aggira nelle session), stilettate a suon di chitarre secondo la vecchia lezione dei Replacements (Turn Up The Mains), folks-songs (The Year That I Was Born) e quei flirt con il power-pop danzereccio alla Blur di Boots Of Immigration e Death Star. La rabbia giovanile è divenuta la saggia arguzia del buon osservatore, e così Jesse Malin si appresta a diventare l’ultimo dei poeti di strada di New York, una città che ha già avuto la sua terza guerra mondiale

Nicola Gervasini

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