BIG STAR
SOUTH WEST
Nova
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Bisogna fare attenzione al feticismo rock. Chi scrive è, esattamente
come voi, un assetato di chicche e rarità di ogni grande artista del passato, e
sicuramente, tra ristampe e cofanetti, abbiamo tutti avuto tempo di renderci
conto di quanti tesori siano rimati nascosti nel tempo a causa dei crudeli
meccanismi delle case discografiche. Ma, detto che forse ormai si è raschiato
tutto quello che c’era da raschiare, c’è sempre da fare una distinzione tra ciò
che sarebbe stato un sacrilegio lasciare negli archivi, e ciò che invece
rappresenta sì un valido documento di un’epoca, ma che forse può essere meno
interessante come prodotto discografico in sé. Nel caso dei Big Star il box della Rhino Keep
An Eye On The Sky del 2009 apparteneva sicuramente alla prima
categoria, mentre South West, registrazione di un broadcast radiofonico del gennaio
del 1975, appartiene senza dubbio al secondo caso. L’interesse storico di
questi 34 minuti piuttosto sgangherati (e anche non proprio perfettamente registrati)
è però alto, perché la registrazione coglie un allucinato Alex Chilton nel
pieno del proprio delirio autodistruttivo, intento a presentare l’album
Third (registrato nel 1974, ma in verità pubblicato solo nel 1978 per
mancanza di labels interessate al titolo) eseguendo in veste acustica canzoni
nuove che non faranno parte dell’album (e che verranno recuperate solo anni
dopo nei suoi dischi solisti), una serie di cover più o meno nelle sue corde (la
sua Femme Fatale di Lou Reed era già
nota, più curiosa invece la stonatissima versione di I will Always Love You di Dolly Parton), e versioni di Oh Dana, Jesus Christ o Death Cab For Cutie che certo non
lasciano presagire che un giorno questi brani sarebbero diventati dei classici che
avrebbero fatto scuola per ogni band sotterranea degli anni 80 e oltre. Quasi a
sottolineare lo sberleffo al proprio talento, finale con una The Letter che serve solo a far capire
perché il suo meritato posto nell’olimpo rock è stato poi occupato da artisti
sicuramente meno talentuosi, ma forse un po’ più furbi e capaci nello sfruttare
il proprio successo. South West è dunque un cd per fan e
storici del rock, ma purtroppo fallisce nel soddisfare la voglia di avere per
le mani quel grande live che una band come i Big Star avrebbero meritato nei
loro anni d’oro. E’ però un disco che coglie in pieno lo spirito di Chilton, un
uomo che nel momento di cogliere il successo ha preferito camminare sul lato
selvaggio seguendo cattivi maestri con esecuzioni sofferte e strascicate come
queste (che tanto fanno venire in mente certi dischi di Vic Chesnutt), e che
solo vent’anni dopo diverranno la regola di tutto l’indie-folk moderno.
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