Giugno 2009
Recensione speciale per il sito di Evasio Muraro
Ho sempre pensato che il percorso per la creazione di un "rock italiano" sia rimasto in qualche modo monco. Alla fine degli anni 70 nomi come Finardi, Fossati, Graziani, Fortis e molti altri fecero grandi cose in tal senso, non limitandosi a scimmiottare gli americani e staccandosi dalla sudditanza del primo rock nostrano verso il progressive inglese, ma semplicemente provando a creare un modo di fare rock "all'italiana". Le esagerazioni sonore degli anni ottanta hanno purtroppo ucciso la scena e pochi di loro sono sopravvissuti artisticamente. Evasio Muraro con i suoi Settore Out è stato uno dei protagonisti del risveglio degli anni 90, e dopo una carriera spesa a seguire il mito americano con i Groovers e quello della musica popolare italiana con le sue produzioni soliste recenti, prova coraggiosamente a riprendere un discorso in cui nessuno sembra ormai credere più. Canzoni Per Uomini Di Latta avrebbe fatto molto rumore trent'anni fa esatti, quando aprire un disco di musica italiana con la chitarra distorta di Distratto era cosa che solo un Ivan Graziani si permetteva, oppure quando solo Alberto Fortis osava azzardare linee melodiche tutte nostrane come quelle di Semino Errori, risultando comunque indiscutibilmente "rock" nell'ispirazione e nei risultati. Muraro si rivela autore davvero particolare nel dipingere sensazioni con i suoi giochi di parole arditi e le sue immagini poetiche, e quando uno scrive una frase come "inchiodo latte d'argento al tetto perché la pioggia faccia rumore" si capisce subito che non stiamo parlando di un banale cantastorie. Ma la grandezza di questo disco è quella di essere davvero una mosca bianca nel panorama musicale nostrano, perché non è un album che cerca di ricreare lo spirito della musica americana in versione padana come le canzoni di Ligabue (per prendere l'esempio più noto, ma avrei potuto dire qualsiasi altro rocker nostrano di marca springsteeniana a qualsiasi livello), e nemmeno flirta con il nuovo indie italiano tanto di moda in questi in tempi, ma semplicemente ritrova il gusto di quel rock italiano che sapeva unire influenze yankee (Hai Aspettato o Il Granchio), l'innato amore per il jazz dei nostri migliori musicisti (In equilibro), echi di italico rap (La Fabbrica In Silenzio e Osteria Italia) o la grande tradizione folk dei nostri cantautori ritrovata in Lello. Piace anche la cura nella ricerca dei suoni giusti (lo aiuta il vecchio compare Daniele Denti), vezzo raro in Italia, dove di solito il lato produttivo è sempre mal considerato, e la chitarra acustica distorta e dilaniata che commenta Tuffati farà davvero la gioia delle vostre casse. E' raro oggi poter dire di un disco che ci mancava, persi come siamo in questa marea di produzioni all'insegna del tutto già detto e del tutto da ripetere, ma davvero Canzoni Per Uomini Di Latta sembra trovare un posto nelle nostre discografie che nessuno si azzardava più ad occupare da tanto tempo. (Nicola Gervasini)
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