lunedì 29 giugno 2009

STEVE WYNN - Live In Brussels




Giugno 2009
Rootshighway


VOTO: 7


Alla fine del diciottesimo secolo il filosofo e poeta tedesco Novalis scriveva che esistono tre principali gruppi di uomini: i selvaggi, i barbari inciviliti e gli europei. Oggi come oggi potrebbe sembrare una battuta di Woody Allen, americano (quindi "barbaro incivilito" secondo Novalis?) talmente innamorato del vecchio continente da farne il set di molti suoi film. Sicuramente Steve Wynn sarebbe stato invece considerato nella prima categoria, quella dei selvaggi, un'appartenenza che il rocker ha voluto ribadire in anni recenti con la serie di dischi ad alto tasso di adrenalina e elettricità realizzati con i Miracle 3. Poi l'anno scorso l'amico Chris Eckman (Walkabaouts) lo ha invitato nel suo nuovo mondo dorato in Slovenia per registrare Crossing Dragon Bridge, e il selvaggio, grazie alla "cultura superiore" degli europei, ha prodotto il disco più "adulto" (nonché più controverso) della sua carriera. I fans si sono divisi tra chi non accetta questo nuovo Wynn in veste ripulita, e chi invece ha applaudito la svolta decisa, magari facendo notare come già l'album …Tick …Tick …Tick palesasse alcune evidenti crepe e ripetizioni nella formula tutta chitarre dei Miracle 3. Live In Brussels documenta la tournee europea seguita al disco dello scorso anno, e già dalla formazione risulta evidente il tentativo di Steve di far convivere nello show le sue due nuove anime. Sul palco del mitico Ancienne Belgique di Bruxelles lo accompagna una band stellare (ribattezzata The Dragon Bridge Orchestra per l'occasione) formata dallo stesso Chris Eckman in encomiabile veste di spalla alle chitarre, il fido Chris Cacavas alle tastiere e l'inseparabile Linda Pitmon alla batteria, oltre al funambolico violinista Rodrigo D'Erasmo (vero mattatore della serata) e il bassista Eric Van Loo, già presente nelle ultime edizioni dei Miracle 3 e spesso membro fisso dei Willard Grant Conspiracy. In questi casi il giudizio va sempre diviso tra quelle che sono le considerazioni sull'operazione discografica e quello che poi è il contenuto artistico. Per quanto riguarda il primo aspetto Live In Brussels arriva a documentare una fase artistica durata per ora solo lo spazio di un disco, che guarda caso viene riproposto praticamente per intero, finendo per costituire una sorta di inutile doppione. Dall'altra parte è però un prodotto che si discosta nettamente da quel Live Tick del 2006 che documentava la vita live dei Miracle 3, e per questo può essere comunque benvenuto. Il formato in doppio cd appare subito necessario per dare spazio a qualche vecchio brano, visto che la vera sfida qui era in fondo quella di adattare anche il Wynn d'un tempo alle nuove atmosfere smussate e malinconiche della mitteleuropa. Resta poi da dire del DVD allegato, che riporta fedelmente tutto il concerto con immagini che lasciano però alquanto a desiderare, sia per la luce, sia per il fatto che il palco non permetteva ai cameramen di girare tra i musicisti, perdendo così il gusto del dettaglio. E non si capisce poi perché nella versione cd sia stata tagliata proprio la buona resa di Medicine Show, se non forse per il fatto che rappresenta uno dei pochi momenti ad alto tasso elettrico dello show. Nulla da ridire invece sull'esibizione: tutti i brani di Crossing Dragon Bridge riescono in qualche modo a togliersi di dosso quella patina leggera che rendeva forse troppo levigate le versioni in studio, e qui gran merito va al violinista D'Erasmo, che riesce a far suonare lo strumento come se fosse una terza chitarra aggiunta. I brani del repertorio di Wynn invece cercano una nuova identità con risultati alterni. Sicuramente ottima la resa di The Deep End, così come diverte il momento "gospel" (come lo definisce lo stessso Wynn) di Here On Earth As Well e continua sempre a emozionare My Midnight, che forse addirittura guadagna qualche sapore notturno in più con questo sound. Dove il disco invece sembra perdersi un po' è nel gran finale, quando il DNA di Wynn lo porta a tentare di alzare toni e volumi lanciandosi in una versione di Boston che non rimarrà nella storia, così come zoppicano l'altro amarcord dei Dream Syndicate (That's What You Always Say) o la 405 riesumata dal vecchio Dazzling Display. Nella capitale della Comunità Europea Wynn non passa forse l'esame da vero europeo, e al massimo ottiene una promozione a "barbaro incivilito". E Live In Brussels, pur nella sua rara eleganza, non toglie quella certa voglia di risentirlo percorrere le highways americane da selvaggio.(Nicola Gervasini)

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