domenica 13 settembre 2009

CHRIS GARNEAU - El Radio


Settembre 2009
Buscadero


Fece tanto rumore nelle piccole stanze del mondo indipendente Chris Garneau due anni fa con il suo disco d’esordio Music For Tourists. Questo giovane di Boston trapiantato nel New Jersey (ma cresciuto a Parigi nel frattempo) ha subito colpito per il suo particolare stile melodico, contrassegnato il più delle volte dal suo pianoforte e da una voce che viene spesso accostata a quella di Rufus Wainwright per quella condivisione del modo di trattare la materia canzone e – dicono loro stessi - abitudini sessuali (scadiamo anche noi nel puro gossip per una volta…). El Radio è l’atteso seguito di un disco che aveva diviso parecchio la critica, e Garneau sembra aver voluto sfidare quei detrattori che ne sottolinearono l’eccessiva leziosità e un barocchismo al limite del sopportabile. Se un’evoluzione rispetto all’esordio c’è stata, è stata indirizzata ancor più verso i classicismi del suo canto iper-impostato e sonorità ancor più estetizzanti. El Radio si struttura come una sorta di concept, 12 brani equamente divisi in quattro capitoli che altro non sono che le quattro stagioni (April Showers, Il Fait Chaud, In Autumn e Winter Songs sono i sottotitoli). Garneu è sicuramente artista capace di giocare con le note e le sue ottime possibilità vocali, e mette subito alla prova l’ascoltatore iniziando con i toni drammatici di The Leaving Song prima di approdare al vaudeville di Dirty Night Clownes, canzone che si nutre di miti nordici al limite del plot da film dell’orrore. E via così di questo passo, in un viaggio indubbiamente affascinante tra gli incubi e i sogni di un piccolo elfo del pop, una voce celestiale che riesce ad ammaliare non poco quando coglie la giusta linea melodica (Hands On The Radio ad esempio) o quando assume il tono fanciullesco che rende No More Pirates una pop-song veramente deliziosa, con un tema sottolineato dai fiati che è difficile togliersi dalla testa. Purtroppo più le stagioni s’ingrigiscono, più il freddo cala anche su molte canzoni, e così la parte autunnale si perde nella ripetitività di Homemade Girls o nelle promesse non mantenute dalla lunga Over And Over. Finale più di spessore con Things She Said e una versione più rallentata di No More Pirates che convince quasi quanto la prima, ma ormai dopo quarantasette minuti Chris sembra aver esaurito la sua occasione di convincere appieno. El Radio probabilmente sarà una conferma per chi già aveva amato il primo album, per gli altri potrebbe diventare una fermata saltuaria in un intrigante mondo onirico nel quale è difficile perdersi del tutto, e dal quale prima o poi si ripartirà in cerca di emozioni più penetranti.
Nicola Gervasini

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