mercoledì 16 settembre 2009

TAKEN BY TREES - East Of Eden


Settembre 2009
Buscadero


Ci ha preso gusto Victoria Bergsman con la sua nuova creatura discografica, creata grazie ad un’etichetta sempre attenta alle novità come la Rough Trade. Dietro la sigla Taken By Trees si cela infatti proprio questa eterea vocalist svedese, che qualche attento conoscitore della nuova scena scandinava ricorderà per la lunga militanza (circa dieci anni) con gli interessanti Concretes. East Of Eden è il secondo disco licenziato dalla Bergsman sotto queste mentite spoglie all’indomani dell’abbandono del gruppo avvenuto tre anni fa, e arriva a confermare (e in qualche caso ad espandere) la visuale musicale già prospettata nel primo capitolo (Open Field del 2007). Basta anche la copertina di questo disco per capire l’atmosfera che regna: suoni rigorosamente acustici, grande uso di percussioni (l’incalzante Watch The Waves ne presenta almeno dieci diverse), flauti, e la scomparsa degli archi usati spesso in passato. Un suono molto minimale, degno del nuovo risveglio brit-folk mondiale, qualcosa che sta in mezzo agli sperimentalismi degli americani Espers e le incantevoli melodie dei connazionali Amandine. East Of Eden è un album breve (32 minuti, ma di più sarebbe stato difficile non deragliare nella noia, visto il basso ritmo delle canzoni), che alterna belle e armoniose canzoni (la dolce Anna o My Boys) a soluzioni più azzardate che necessitano di più ascolti per entrare in circolo (il finale di Bekannelse o Tides Gang ad esempio). Victoria punta molto sulla propria voce, in grado di riempire le frequenze senza troppe aggiunte di strumenti, come dimostra fin dall’iniziale To Lose Someone (che melodicamente ricorda un po’ Like An Hurricane di Neil Young) o nel gioco di parole di Greyest Love Of All, che non è una sorta di parodia in chiave indie-depressa della Greatest Love Of All di Whitney Houston (anche se non è esclusa la voluta ironia), ma è una bella e triste canzone d’amore in puro stile nordico. Non tutto regge al tempo (Day By Day annoia, Wapas Karna, con i suoi vocalizzi, arriva anche ad essere fastidiosa), ma fortunatamente East Of Eden ne chiede poco, giusto quello necessario per sognare un poco prima di svegliarsi nel mondo reale, dove dischi come questo possono vivere solo grazie alla passione e all’amore di qualche fedele adepto. E non è detto che ascoltandolo non vogliate diventare uno di loro anche voi.
Nicola Gervasini

Nessun commento:

BILL RYDER-JONES

  Bill Ryder-Jones Lechyd Da (Domino 2024) File Under:   Welsh Sound I Coral sono da più di vent’anni   una di quelle band che tutti...