giovedì 11 febbraio 2016

ALL THEM WITCHES - DYING SURFER MEETS HIS MAKES

ALL THEM WITCHES
DYING SURFER MEETS HIS MAKES
New West
***1/2
Sono band come gli All them Witches, quartetto freak proveniente da Nashville, a rendere ancora intrigante il lavoro di ricerca e studio che servirebbe a qualunque buon recensore di musica. Band difficili da catalogare, che ti spingono a farti un’idea su un pezzo e a cambiarla immediatamente al primo attacco del pezzo successivo. Sarebbe bello poter prendere Dying Surfer Meets His Makes, loro terzo album (escludendo vari EP e special releases), e fare un esperimento: ogni persona inizia ad ascoltarlo da una traccia diversa, e sulla base di una sola canzone dovrà definire il loro genere. Ne verrebbe fuori una piccola storia del rock degli ultimi vent’anni, o forse anche più antica. Call Me Star ad esempio è una dolce ballata acustica in pure stile indie-folk, tra Iron & Wine e Josè Gonzalez o mille altri, ma già sugli otto minuti di chitarre distorte e ad alto volume di El Centro potremmo stare ore a discutere se si omaggia Jason Molina o direttamente Neil Young, o magari si voleva invece ritornare al wall of sound di certo shoegaze di marca Ride o My Bloody Valentine. Ma mentre discutiamo, intanto parte il singolo Dirt Preachers, energico pezzo che potrebbe appartenere ai Pearl Jam (con tanto di video a disegni animati che ricorda un po’ quello di Do The Evolution). Ma non è finita: con This is Where it Falls Apart ci si ritrova in pieno trip psichedelico alla Jonathan Wilson, Mellowing si risolve tre minuti di evocativi arpeggi acustici, Open Passage Ways in una gotica cavalcata alla Nick Cave. Altro passaggio rumorista con lo strumentale Welcome to The Caveman Future, prima dell’ottima Talisman, pezzo di gotica americana d’altri tempi, quasi alla Grant Willard Conspiracy, che si chiude in un altro lungo trip di chitarre (Blood And Sand-Milk and Endless Winters). Fanno un po’ un pastone di tutto gli All Them Witches, peccando forse in personalità e mancando di una voce solista che ne caratterizzi pienamente il suono, prediligendo dunque l’impatto sonoro alla ricerca della canzone (ma con Talisman dimostrano di saperci fare anche in quel senso). Non cambieranno le sorti della musica e forse nemmeno il conto in banca della New West che su di loro sta puntando parecchio, ma questo album li dimostra maturi e sicuramente da scoprire .

Nicola Gervasini


Nessun commento:

BILL RYDER-JONES

  Bill Ryder-Jones Lechyd Da (Domino 2024) File Under:   Welsh Sound I Coral sono da più di vent’anni   una di quelle band che tutti...