GET
WELL SOON
LOVE
Caroline International
***1/2
Fedele al diktat degli
anni zero per cui il vero artista indie deve far finta di essere una band, il
tedesco Konstantin Gropper, in arte Get
Well Soon, torna con un atteso quarto album. Ancora sconosciuto al di fuori
dell’Europa, l’artista tedesco è una specie di star in patria e in Francia,
dove i suoi dischi non mancano mai di finire delle charts. Nel 2008 del suo
album d’esordio Rest Now, Weary Head! You
Will Get Well Soon, che in qualche modo serviva anche da spiegazione allo
strano nickname adottato, se ne parlò parecchio, grazie all’originalità dello
strano pastiche tra canzoni folk,
melodie pop e orchestrazioni da colonna sonora, e anche il successivo Vexations (un concept sulla
sopportazione del dolore, giusto per dare un’idea dei temi trattati) ebbe
comunque buone recensioni. Meno clamore aveva suscitato The Scarlet Beast O'Seven Heads del 2012, occasione giusta per una
pausa di riflessione per confezionare questo Love. Che appare fin da
subito il lavoro della maturità, sorta di compendio delle idee già
precedentemente sviluppate, con la partenza orchestrata di It’s A Tender Maze (siamo in zona Radiohead), una It’s
a Catalogue tutta in falsetto che ricorda un po’ Charlie Darwin dei Low Anthem, e la bellissima
Euology (con un feroce testo su una
donna bella, ricca e viziata) che sa di fortissimamente di Morrissey. Un inizio
di gran livello che fa ben sperare, prima però di una frenata con la
sonnacchiosa It’s an Airlift. Bella
invece It’s Love, praticamente la
title-track, con i suoi sapori un po’ anni ottanta nei cori e una sezioni fiati
un po’ alla Bacharach. Molto interessante anche Marienbad, brit-pop in mid-tempo che introduce nuove variazioni di
stile, prima con l’ acustica 33 (un
indie-folk come tanti, anzi, forse in versione scarna, Gropper non riesce a
dare il meglio di se), poi con una più elettronica Young Count Falls For Nurse che sembra arrivare dal mondo Depeche
Mode. Finale un po’ in calando, con una It’s
a Mess che riprende lo stile alla Smiths di Euology, ma anche con il lungo
e un po’ noioso finale di It’s a Fog.
Tagliato di una decina di minuti, Love sarebbe un disco perfetto nella sua
semplicità per riportare la musica indipendente europea ai livelli del periodo
d’oro dei dEus, ma anche così tiene comunque alta l’attenzione.
Nicola Gervasini
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