BLUE
OCTOBER
THINGS
WE DO AT NIGHT (LIVE FROM TEXAS)
Up/Down
**
Penso
che in Italia si sia parlato poco o praticamente niente dei Blue October in tutti i vent’anni della
loro attività, eppura la band di Houston è una consolidata sigla dell’american
mainstream-rock fin dall’esordio (The
Answers), uscito nel 1998. Il gruppo da sempre ruota intorno ai fratelli Justin e Jeremy Furstenfeld e al violinista
classico Ryan Delahoussaye, unici membri da sempre presenti, mentre completano
oggi la line-up il bassista Matt Noveskey e il chitarrista C.B. Hudson. Pur
essendo da sempre catalogati come “alternative band”, non sono mai stati troppo
coccolati dalla critica colta, forse per quel loro piglio spesso un po’ troppo
facile e radiofonico che li ha sempre fatti passare un po’ come una versione
minore dei Live. Sono una band anni 90 a tutti gli effetti infatti, anche se
poi il successo vero e proprio loro lo hanno raggiunto solo con un disco del
2006 (Foiled) e una serie di singoli
e brani utilizzati in vari serial e pellicole (loro la soundtrack di Saw III ad
esempio). Da sempre votati comunque ad essere una band da lunghi e sfiancanti
tour, con un occhio volutamente strizzato al pubblico della Dave Matthews Band
(che in alcuni brani ricordano volutamente), i Blue October ci danno la
possibilità di assaporare un lungo riassunto delle puntate precedenti con
questo Things We Do At Night (Live From Texas), doppio cd e film in
dvd che sa di punto di arrivo del loro primo ventennio di attività. A fronte di
sette album in studio, la band aveva già pubblicato quattro dischi dal vivo, ma
questo ha tutta l’aria di voler suonare come la loro consacrazione finale a band
di culto del pubblico americano. Peccato che la grande energia, l’indubitabile
perizia tecnica dei musicisti, e un sicuro know-how di tutti i trucchi per
costruire una buona american-song, non fughino tutti i dubbi che da sempre
li accompagnano. Troppe soluzioni
facili, colpi al cerchio (spesso giocano a sembrare gli U2 moderni) e altri
alla botte (qualche reminsicenza di roots-rock anni 90 alla Del Amitri), troppi
brani simili per struttura (partenza lenta e melodica, conseguente esplosione
di chitarre e tastiere, ritornello comunque cantabile, assoli molto
tecnici…questo più o meno il menu principale). Se negli anni novanta mentre
ascoltavate gli Uncle Tupelo continuavate a rispolverare i dischi dei Toto,
allora qui magari troverete un buon compromesso, altrimenti tenete buono questo
live per conoscerli, ma difficilmente vi verrà voglia di approfondirli.
Nicola
Gervasini
Nessun commento:
Posta un commento