Investito da qualcuno del titolo
di “il Beck italiano”, il rhodense Bugo resta uno dei più credibili esponenti
della canzone italiana “indie” degli anni 2000. E Arrivano i Nostri (Carosello), EP di sei brani che rinnovano il suo
tipico mondo onirico e surreale nei testi, conferma tutta la sua caparbietà nel
sfuggire a gabbie di genere. Che possa accarezzare la musica melodica italiana
di stampo anni settanta (Cosa ne Pensi
Sergio, brano live dedicato al suo levriero, con cui ha dato vita ad una
simpatica saga di video sul web), che occhieggi senza troppo nasconderlo a
Lucio Battisti (Sei La Donna), o che
vada di pari passo con modelli più recenti come Max Gazzè (di cui si possono
trovare tracce nel pop accelerato di Nei
Tuoi Sogni), o la techno-wave
alla Bluevertigo in Vado Ma Non So, Bugo
pare sempre trovare la melodia giusta e il ritmo delle parole adatto. Il
risultato infatti viaggia in una saggia via di mezzo tra la melodica italiana
più pura e l’indie italico più chiuso e con la puzza sotto il naso. Quella che
gli fa confezionare la tirata title-track come una sorta di manifesto
dell’alternativo a tutti costi contro la massa omologatrice, una canzone che
sarebbe certamente piaciuta al giovane Vasco Rossi, che qui si troverebbe a suo
agio anche nell’elenco di quotidiane stupidità elencate dal funky-rock di Tempi Acidi. Atteggiato e
altezzoso forse, ma con sostanza.
Nicola Gervasini
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