DRESSY
BESSY
KINGSIZED
Yep Records
***
Per la serie “toh chi si
rivede”, il mondo indie-rock saluta il ritorno dei Dressy Bessy, band di
Denver che aveva negli anni duemila dato una propria energica interpretazione
al nuovo concetto di power-pop. Quartetto che ruota intorno alla voce e
chitarra della singer Tammy Ealom (gli
altri sono Rob Greene, Craig Gilbert e John
Hill, quest’ultimo membro anche degli Apples In Stereo), i Dressy Bessy
avevano pubblicato tra il 1999 e il 2002 due album molto riconosciuti nel mondo
indipendente (Pink Hearts Yellow Moons
e SoundGoRound) in cui proponevano
una propria visione rock che partendo dal punk e rock californiano dei primi
anni 80 (gli X direi che sono il loro
riferimento principale, anche per la vaga somiglianza della voce con quella di
Exene Cervenka), strizzava l’occhio a certo nuovo punk degli anni 90 alla Green
Day e al movimento delle Riot Grrrl
di quegli anni. Dopo altri tre album che ne confermarono il buon nome, la band
si era fermata all’indomani di Holle And
The Stomp del 2008. Giusto il tempo per un cambio di etichetta verso la
benemerita Yep rock, e di conseguenza un nuovo sound forse più addolcito e più
poppish (Pop Phenom gira dalle parti
di certi B-52s fin dal titolo), ma anche più retro-oriented (quanto dei Blondie
è facile trovare in un brano come la title-track Kingsized, o quanto è
facile citare i Pretenders passando per i giri di chitarra di Cup’o Bang Bang). In ogni caso pochi
orpelli e fronzoli: Kingsized offre
tredici tracce con poche eccezioni alla regole della three-minute-song, in cui c’è spazio per brani ben strutturati (These Modern Guns), qualche scherzo
indie-pop con un occhio ai Pixies (Honey
Bee), reminiscenze new-wave (Dirty
Birdies e i piccoli inserti di synth di Say
Goodbye) e un bel finale con muro di chitarre e organetti psichedelici (In Particular). La Ealom canta con
energia e forse qualche imitazione di troppo delle sopracitate eroine della
canzone pop/rock, dimostrando di essere un ottima scolara, ma non certo un’artista
che detta legge in termini di stile e influenza su altri. Basta comunque per
consigliare Kingsized a chi ancora
pensa che anche la canzone pop al femminile debba nascere nella stessa polvere
che genera il garage-rock.
Nicola Gervasini
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