L’amore-odio che la comunità di classic-rock lovers prova nei
confronti di Billy Gibbons è ormai questione vecchia di almeno quarant’anni.
Quando aveva 17 anni si esibì davanti ad Hendrix, che lo promosse pubblicamente
come migliore promessa delle sei corde, e di fatto negli anni settanta mise a
ferro e a fuoco il mondo del rock-blues con i primi quattro fondamentali dischi
dei suoi ZZTop. Grande band, in seguito però trasformati in un carrozzone da
circo in cui la sua chitarra, pur sempre azzeccata in ogni nota anche quando
sommersa da elettronica da supermercato AOR, resta l’unico vero buon motivo per
continuare a seguirli. Sorprende quindi che solo nel 2015 il nostro provi l’avventura
solista con questo Perfectamundo (Concord),
uscito a nome Billy Gibbons & The
BFG’s anche qui più per ragioni “markettare” (BFG, ridete pure, è un marchio
di sua proprietà di salse da barbecue). Ci sarebbe da neanche prenderlo in considerazione,
se non fosse che in libera uscita da impegni contrattuali come ZZTop, Gibbons
ha sfornato il primo disco veramente vario e fantasioso della sua seconda
carriera, pieno di bizzarri esperimenti che mischiano blues, tex-mex, rock, e
quel solito pizzico di produzione elettronica (purtroppo usata anche per
filtrare la voce). Nulla di rivoluzionario e nessun capolavoro in vista, ma
quando si diverte, il vecchio barbalunga pare ancora ricordarsi di essere stato
un grande chitarrista.
Nicola Gervasini
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