Michele Anelli
Sotto Il Cielo di
Memphis
(Delta Records & promotion, 2021)
File Under: Memphis in the meantime
Qualche giorno fa sui suoi social Michele Anelli ha scritto “L’altra sera ho sentito il corpo desideroso di scaraventare
fuori tutta l'energia possibile, come se avessi dentro i Clash a sostenere le
mie braccia. Sentire che gli anni passati a suonare e cantare con i Groovers e
gli Thee Stolen Cars siano stati così importanti e propedeutici a essere quello
che sono.”. Sta in questa frase l’essenza della sua più recente carriera
discografica, dove gli anni del rock da strada in inglese appaiono lontani
dalle canzoni presenti in album come Divertente Importante del 2018 o Michele
Anelli & Chemako del 2013, ma l’energia che scorre nel sangue è sempre
la stessa. Stavolta Anelli però ha voluto fare le cose in grande, andando a
registrare il nuovo Sotto
il Cielo di Memphis letteralmente sotto quel
cielo. Anzi, in quel tempio di gran parte della musica che amiamo che sono i
Muscle Shoals, dove Anelli ha immerso le sue canzoni nei suoni degli studi, col
vantaggio di poter anche usufruire della collaborazione di qualche storico
session-man della zona come il bassista Bob Wray (l’elenco delle sue
collaborazioni fa girare la testa, da Al Green, a Ray Charles) e Justin Holder,
oltre alla produzione del suono di John
Gifford III, uno che ha lavorato ad esempio anche
all’ultima fatica di Gregg Allman prima di lasciarci. Con queste premesse il
suono del disco lo potete immaginare, anche se poi la sua band, i
Goosebumps Bros (Cesare Nolli, Paolo Legramandi e Nik Taccori, con l’aggiunta
di Andrea Lentullo e Elia Anelli), ha registrato in Italia. Quello che rende particolare il disco però è che se
il sound cerca l’omaggio e l’effetto retrò, la scrittura resta quella sua più
recente, molto vicina ad un cantautorato italiano più classico, quasi alla Ivan
Graziani, sottolineato dalla sua voce sempre più pulita e usata su toni alti.
Anzi, l’iniziale Appunti ricorda addirittura un po’ l’Amarsi un Po' di
Lucio Battisti, mentre Quello che Ho è un bel duetto melodico con la
voce di Elisa Begni dei Bluedaze. E dopo Tenerezza,
caratterizzata da un bel crescendo finale, arriva Fino all’Ultimo Respiro,
un brano decisamente Finardi-style anche nel testo, caratterizzato però da un
bell’organo vintage alla Booker T Jones. La seconda parte è dedicata a brani
più riflessivi, come Ballata Arida, quasi un lento da beat italiano
degli anni 60, e È solo un Gioco, mentre Spalo Nuvole ha
un’atmosfera più da Black Music anni 70, per finire con la sofferta
dichiarazione di Sono Chi Sono. La Memphis Pack edition (LP, CD e 45
giri) contiene demo inediti che aggiungono sale ad un piatto già ricco,
Anelli dimostra infatti con questo album che anni di esperienza sulla strada e
sui palchi cominciano a pesare anche in fase produttiva, perché Sotto il Cielo
di Memphis è qualcosa di più di un semplice omaggio alla musica che l’ha
ispirato, ma è un disco molto maturo e personale, semplicemente immerso nel
Mississippi esattamente come il Manzoni risciacquò nell’ Arno i suoi Promessi
Sposi. E sebbene il disco sia al 100% italiano nello stile di canto e
scrittura, a Memphis credo abbiano approvato con stima.
Nicola Gervasini
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