sabato 25 ottobre 2008

FAKE REVIEWS: E se non fossero mai morti?

E se non fossero mai morti, che dischi avrebbero fatto?
Provate voi a dire quale di queste recensioni sarebbe stata la più probabile….




THE DOORS - LIQUID NIGHT (1981)









Produced by BRIAN ENO






1) Liquid Night (Morrison/Manzarek) 4:56
2) Eggs over my shoulder (Morrison/Manzarek) 3.43
3) Baudelaire Dance (Morrison/Manzarek) 4:53
4) Back to the Dark Roadhouse (Morrison/Manzarek) 6:54
5) Running Through Sadness (Morrison/Manzarek) 3:45
6) Pagan Baby (Fogerty) 9:32
7) Whiskey And Soda (Morrison/Manzarek) 2:56
8 ) Freaks Parade (Morrison/Manzarek) 5:55





Solo Brian Eno poteva arrivare a tanto: trasformare i Doors nei novelli Joy Division, in un album che avrebbe fatto impallidire il nero dei Bauhaus nel loro momento di gloria. Jim Morrison continua ad essere Morrison, i suoi testi visionari trovano nelle liriche della title-track (“Let me swim in this Liquid Night, Let me die in this solid Air, let me sleep in your soft dreams…”) la propria apoteosi onirica. Quello che sorprende è sentire Ray Manzarek così a suo agio con sintetizzatori e tastiere, coprendo tra l’altro, oltre le parti di basso (..as usual..), anche le parti di batteria dell’assente John Densmore, tutte programmate ed elettroniche. Forse l’azzardo di una techno-dance alla Kraftwerk di Baudelaire Dance non era proprio nelle loro corde, ma i pezzi lenti e cavernosi come Running Through Sadness o gli up-tempo alla Talking Heads (e si sente la mano di Eno qui..) di Eggs over my shoulder e la nostalgica Back to the Dark Roadhouse aprono per il gruppo nuovi interessanti sviluppi stilistici. Con sonorità pressochè tutte sintetiche, la chitarra di Robbie Krieger resta un po’ in ombra, anche se nella sorprendente cover di Pagan Baby di John Fogerty duetta alla grande con l’ospite Adrian Belew. Il finale sa un po’ di revival, con il numero alla Weill-Brecht di Whiskey And Soda (una sorta di Alabama Song anni 80) e la psichedelica tecnologia di Freaks Parade, che fa il verso ai Cure di Seventeen Seconds. Liquid Night è l’anello mancante nell’impercettibile catena che lega la west coast con la scena dark londinese.



Rassegna stampa

“Un album a tutto tondo, come la pancia out of style di Jim Morrison, il Marlon Brando del rock. I mocassini di Ray Manzarek sono un delizioso free-style” (Rolling Stone)
“ La solidificazione della psicanalisi orgiastica del rock incastonata con il paganesimo morrisoniano regala tre quarti d’ora di popperiana catarsi peripatetica” (Blow Up)
“Un album solido” (Buscadero)
“Porca Troia che album!” (Mucchio Selvaggio)
“Fico!” (Rumore)
“Très jolie…mais pour nous il reste dans le Cimitere du Père Lachaise… ” (Les Inrockutibles)
“Ma perché Jim Morrison abbia lasciato i Led Zeppelin per sostituire Freddie Mercury nei Doors non ce l’hanno spiegato nel comunicato stampa...Belle queste sonorità orientali alla Wilson Pickett.” (Mario Luzzato Fegiz – Corriere della Sera)
“Voto 3.4 – la presenza di un brano di quel vaccaro di John Fogerty (voto 0.2) ammazza la media, ma già si viaggiava sulla sufficienza stiracchiata…(Pitchfork)





NICK DRAKE SO NICK, SO DRAKE (2007)
















Produced By Will Oldham


1) So Tired (Drake) 2:12
2) So Blue (Drake) 2:12
3) So Uncertain (Drake) 2:12
4) So and So (Drake) 2:12
5) So, so you think you can tell (Drake/Gilmour/Waters) 2:12
6) So Hard (Drake) 2:12
7) So Tough (Drake) 2:12
8 ) So Rough (Drake) 2:12
9) So Sorry (Drake) 2:12
10) So Sad (Drake/Oldham) 2:12
11) So Mad (Drake/Beam) 2:12
12) So Dad (Drake/Lekman) 2:12
13) So (Drake) 6:34



Era il sogno di Will Oldham aka Bonnie Prince Billy: prendere Nick Drake, chiuderlo una notte in sala di registrazione e tentare di fare il Pink Moon degli anni 2000. Drake si è lasciato trascinare, sfatto dall’alcool e con la voce arrocchita e ormai irriconoscibile, ma alla fine il risultato è a suo modo affascinante: 12 piccoli bozzetti acustici della durata di 2 minuti e 12 l’uno, che ispezionano i diversi aspetti dell’anima drakiana con la supervisione e l’aiuto di alcuni nuovi amici come Sam Beam aka Iron & Wine che interviene in So Mad ed un rispettoso e timido Jens Lekman che impreziosisce la sgangherata So Dad. Stramba anche la personale rilettura di Whish You Were Here dei Pink Floyd, mentre il lungo finale di So è una sorta di riassunto del tutto, ma non riesce a togliere la sensazione di ripetitività che il disco comunica….Forse davvero gli alunni della nuova scena indipendente hanno ormai superato il maestro?




Rassegna stampa


“Con quella camicia di Dolce & Gabbana sfoggiata nel retrocopertina è davvero figo, ma si vede che la foto è ritoccata: i gossip dicono che è ormai alcolizzato cronico.” (Rolling Stone)
“la prospettiva del So non è affatto il sistema corretto di raffigurazione dello spazio; non è un metodo, oggettivo e dato una volta e per sempre, per rendere la profondità su una superficie bidimensionale; non è una tecnica di raffigurazione saldamente fondata sulla conformazione del nostro occhio e sulle leggi della fisica; e non è universale, come è universale il vedere, particolare invece è la piccolezza di Nick Drake” (Blow Up)
“Un ritorno coi fiocchi e senza fronzoli” (Buscadero)
“Ma puttana eva!” (Mucchio Selvaggio)
“Zzzzzzzzzzzzz…Ronf…Ronf….Yaaahhhwwn” (Rumore)
“Il est temp pur Nick Drake de chanter avec Carla Bruni a l’Elysèe…” (Les Inrockutibles)
“Non riesco a trovare nel comunicato stampa notizie su chi cazzo sia Jens Leckman….vabbè intanto vi parlo di Nick Drake che lo conosco bene, anche se quando cantava nei Devo non mi faceva impazzire.” (Mario Luzzato Fegiz – Corriere della Sera)
“Voto 10.32 – azz…mi sa che forse dare 11.6 a So Hard ha sballato la media…meglio dare 4.76 a So, so you think you can tell che tanto i Pink Floyd non fanno alternative ma è alternative riabilitarli…(Pitchfork)






JANIS JOPLIN THIS IS JANIS JOPLIN (1989)



Produced By Lenny kaye












1) Luka (Vega) 5:12
2) Fast Cars (Chapman) 8.51
3) River (Mitchell) 4:23
4) The Miracle Of Love (Lennox/Stewart) 5:32
5) Don’t Walk Away (Childs) 3:45
6) Purple Rain (Prince) 12.54
7) I Feel You (Matia Bazar) 6:43

Doveva arrivare la Women Invasion del 1988 per risvegliare Janis Joplin dal suo torpore e dal suo esilio nella casa di Lendinara, sperduta nella pianura rovighese. Janis prova a cavalcare l’onda aiutata dall’esperto Lenny kaye e si cimenta in sette cover di recente successo. Gran delusione per i suoni scelti, non le sporche psichedelìe di Cheap Thrills, né il caldo soul-rock di Pearl, ma un suono adult-oriented che si rifà alla Joni Mitchell più recente e affettata (di cui riprende senza per nulla migliorarla la favolosa River). Le versioni di Luka e Fast Cars sono un disastro, perdono tutta la semplicità degli originali e si incupiscono in una voce ormai persa e troppo levigata per sembrare quella originale. Si può forse apprezzare la versione della Miracle Of love degli Eurythmics, ma i dodici minuti di Purple Rain (di cui ben 7 di assolo dell’ospite Slash alla chitarra!) vincono il premio della tamarrata del secolo. E per noi italiani la versione della nostra Ti Sento dei Matia Bazar è forse più motivo di onta che di vanto, visto che la Janis perde il confronto a distanza persino con la nostra Antonella Ruggero. Torni pure nelle paludi del Polesine.




Rassegna stampa

“ Il disegno non nasconde le rughe e qualche lifting mal venuto. Però i suoni sono molto trendy, disco cool dell’anno, sperando che si faccia vestire da Fiorucci per la tournèe.” (Rolling Stone)
“Potremmo quindi definire la filosofia teoretica una “filosofia della filosofia” o anche una “filosofia prima” (ancorché questo epiteto venga sovente ascritto all'opera Metafisica di Aristotele): infatti fa parte certamente dei suoi compiti trovare una caratterizzazione adeguata del concetto stesso di filosofia, di quale siano i suoi temi specifici e i suoi metodi. Detto questo, il disco fa cagare” (Blow Up)
“Janis è una dei nostri, ma questo disco è una delusione, anche se merita comunque le quattro stellette, ma non è il suo disco migliore, anche se finirà nei top dell’anno, ma forse solo nella classifica dei lettori, ma no dai, anche nella nostra, forse.” (Buscadero)
“Merda!” (Mucchio Selvaggio)
“Merde!” (Les Inrockutibles)
“eeeeeehhh????? Ooooohhhh…aaaaaaagh! ………..Burp!....” (Rumore)
“La Janis umilia tutte le colleghe con versioni splendide fatte di suoni puramente rock and roll. Devo solo capire chi cazzo sono i Matia Bazar, conosco un gruppo simile che cantano Mister Mandarino ma non saranno certamente loro….” (Mario Luzzato Fegiz – Corriere della Sera)
“Voto 10.00.00 – il vero voto sarebbe 0.00, ma siccome tutti diranno che fa schifo (che altro dire di sta roba?), noi non possiamo essere come la massa per cui diciamo che è talmente brutto che è un capolavoro…(mamma come siamo più fighi degli altri! Pazzesco!)(Pitchfork)





OTIS REDDINGTHE SOUL OF AN OUTLAW (1996)







Produced By Daniel Lanois










1) I’m So Loneseme I Could Cry (Williams) 5:12
2) On the Road Again (Nelson) 4:22
3) Today, I’ve Started Loving You Again (Haggard) 3:12
4) He’ll have To Go (Reeves) 4:32
5) Coal Miner’s Daughter (Lynn) 3:12
6) Tiger By The Tail (Owens) 4:12
7) Ring Of Fire (Cash) 6:12
8 ) Dreaming My Dreams With You (Jennings) 3:45
9) Wildwood Flower (Carter Family) 4:32
10) I’m Sorry (Lee) 3:12



Diavolo di un Daniel Lanois, solo lui poteva gettare il genio vocale di Otis Redding nella polvere di dieci standards della musica country e dei fuorilegge del west. Ma questo disco, registrato con l’ausilio degli U2 Larry Mullen Jr e Adam Clayton alla sezione ritmica, Malcolm Burn alle tastiere e le chitarre di Mike Campbell e Danny Kortchmar, trova un sound secco e desertico che dona nuova straordinaria linfa vitale alle interpretazioni di Otis Redding, dopo i brutti dischi degli anni 80. Le versioni sono tutte splendide, con particolar menzione per la Coal Miner’s Daughter di Loretta Lynn cantata con Emmylou Harris o il duetto con il redivivo Steve Earle in Ring Of Fire. Lo aiutano le voci di altri ospiti eccellenti (Kris kristofferson, Rodney Crowell, Rosanne Cash), mentre il finale di I’m Sorry, una vecchia canzone di Brenda Lee, fa risaltare la voce di Lucinda Williams, una artista molto stimata nel mondo di Nashville ma che non ha ancora trovato il suo disco definitivo per esplodere. Se mai era possibile colorare di nero la bianchissima Nashville, solo il genio di Lanois era all’altezza di tale impresa.



Rassegna stampa



“ Riconoscibile il gilerino in renna di Dior nella copertina, ma le note non indicano la firma del cappello. Pare che Dolce & Gabbana stiano ideando una linea cowboy-gay da vendere a Madonna che si rifà allo stile di Otis, ma sono solo rumours….” (Rolling Stone)
“In senso stretto si parla di razzismo associando la discriminazione di un gruppo rispetto a un altro di razza diversa; spesso il razzismo è associato a colori di pelle diversi. In senso lato la discriminazione può riguardare il sesso, le differenze religiose, politiche, sociali ecc. Così definito il termine razzismo perde di chiarezza e spesso è usato a sproposito o in modo demagogico e retorico. Per capire il fenomeno è fondamentale definire il concetto di compatibilità fra gruppi. Detto questo ‘sto negro canta bene.” (Blow Up)
“Un disco quadrato e con le contropalle. Otis è tornato tra noi” (Buscadero)
“Eh la Madonna!” (Mucchio Selvaggio)
“questo disco fa “graurrrrrrrrrr” al cervello” (Rumore)
“C’est une reve…l’Amerique comme nous l’avons desiderèe: noir…. naturellement…” (Les Inrockutibles)
“mah….Otis Redding interpreta di nuovo i suoi successi degli anni 40 con gli stessi musicisti del tempo (Steve Earle lo segue da una vita..)…un’operazione marketing che immischia gli U2, di solito estranei a queste bieche operazioni marketing, che non riesco molto a digerire. ” (Mario Luzzato Fegiz – Corriere della Sera)
“Voto non disponibile – dunque: 2.31 perché è musica da bovari, 3.75 perché sti black ci piacciono solo se sono sfigati come i bianchi che ci piacciono, quelli sudati non vanno bene. 4.53 perché Lanois è roba per vecchi, 5.22 perché i veri U2 sono quelli di Zooropa..fa…fa…..cazzo…si è rotta la calcolatrice…putt….e mò?…(Pitchfork)






ELVIS PRESLEY - FUCK YOU ALL! (1992)



Produced By Brendan O’Brien











1) This Is Not A Commercial (Presley)
2) Free (Presley)
3) Rock And Roll Fuck You All! (Presley)
4) Really Scared (Presley)
5) London Calling (Jones/Strummer)
6) Beg You Pardon (Presley)
7) Roll Over Me (Presley)
8 ) I Used To Be A Rock And Roll Singer (Presley)



Il gesto della copertina è eloquente e quel dito medio alzato abbiamo impressione che farà scuola, vedrete…. . Fuck You All! è un grido di libertà di un uomo che esce allo scoperto dopo 15 anni di clausura nella reggia di Graceland, e lo fa con la voglia di riproporre un rock and roll grintoso e senza i condizionamenti dei suoi anni della maturità. La notizia incredibile è che come backing band il grande Elvis ha voluto i Mudhoney, l’ala più scalcagnata e selvaggia del grunge, e il risultato è davvero straordinario, London Calling è accelerata a dismisura con Elvis che urla anni di rabbia e fustrazioni.Ma ancora più sorprendente è che il resto delle canzoni sono autografe e vedono un Elvis songwriter in grande forma. Rock And Roll Fuck You All! vede addirittura la partecipazione di Angus Young, che presta la sua chitarra per la prima volta in assoluto a qualcosa che non sia un disco degli AC/DC. Il finale, solo chitarra e voce, di I Used To Be A Rock And Roll Singer uccide tutti e manda a casa con la certezza che il re è tornado e non lascerà più il palazzo.



Rassegna Stampa



“ Il look straccione quest’anno è davvero IN, ed Elvis non è mai andato OUT nemmeno quando sudava ed era ciccione, ma Mark Arm e Steve Turner sono THROUGH, mentre le sonorità, con il rosa che va quest’anno nel Pret-A-Porter, sono BETWEEN.” (Rolling Stone)
Pentolin picolo poca papa' ghe sta nel pigneti' picin' poca papa ghe, Te che te tachet i tach tacheme i tach! me tecat i tach a te che te tachet i tach? tachete te i tò tach, te che te tachet i tach! 'a vita è na briosc, n'araput' e cosc, n'ancasata e pesc, na panza ca cresc, nu criatur' ca nasc e tuttì fernesc se 'nchianu chiovi 'nchianu nun ciemu, se nun chiovi 'nchiamu ciemu....E siamo anche stati fin troppo chiari. ”. (Blow Up)
“Elvis è una sicurezza. Un disco atteso a lungo. Molto a lungo” (Buscadero)
“Meglio che scoparsi una escort in camporella su una Escort” (Mucchio Selvaggio)
“’sta roba spacca!” (Rumore)
“Libertè, Elvisetè, Grungetè….trois mots qui gagne le titre du disque de l’annè. Comme disait Adam Ant: Vive Le Rock!” (Les Inrockutibles)
“Elvis Presley si è dimenticato cos’è il rock and roll, ma meno male che esisto io che lo so bene. Non ho capito poi la mossa di suonare con i Gaznevada. ” (Mario Luzzato Fegiz – Corriere della Sera)
“7.3 periodico….azz questo è un casino, arrotondiamo per difetto ma così finisce che sembra il 7.01 dato ieri ai Soundgarden…allora alzo il voto di 0,5 a Really scared così fa…no…non ci siamo…così è troppo alto, direi di mettere una radice quadrata in più qui sulla destra…"(Pitchfork)

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