mercoledì 1 aprile 2009

THE RESENTMENTS - Roselight


09/03/2008
Rootshighway
VOTO: 6,5



Come spesso succede, sono proprio le cose nate per caso e per necessità estemporanee a rivelarsi le più durature. I Resentments sono una superband delle migliori menti della roots-music di Austin, un gruppo nato per essere l'attrazione una tantum di un locale della città, e giunti invece con questo Roselight a pubblicare già il quinto album. Il deus ex machina di questo campionario dei migliori musicisti del Texas è Stephen Bruton, chitarrista e produttore di cui non termineremo mai di tessere le lodi, l'uomo che ha ad esempio lanciato la carriera solista di Alejandro Escovedo, che qui ringrazia e contraccambia fornendo alla causa un suo brano inedito (la stessa Roselight), che manco a farlo apposta rappresenta l'highlight compositivo dell'album (nonostante la prova vocale di Stephen non sia alla stessa altezza). Secondo co-protagonista assoluto della band è l'ex Loose Diamonds Scrappy Jud Newcomb, chitarrista visto anche al servizio di altri artigiani di genere, mentre il quartetto è completato dall'ex Poi Dog Pondering Bruce Hughes al basso e John Chipman dei Band Of Heathens alla batteria. Manca all'appello stavolta la chitarra e il vocione di Jon Dee Graham, e l'assenza non è di quelle che passano inosservate. Benedice il tutto fornendo il suono del suo wurlitzer e altre buone canzoni per far sostanza il redivivo Donnie Fritts, oscuro eroe del dietro le quinte della scena di Nashville. Fatte le debite presentazioni e celebrazioni di encomiabili carriere, resta allora da dire che Roselight continua ad avere i medesimi difetti dei suoi tre predecessori in studio (fa storia a sé il live d'esordio Sunday Night Line-Up del 2002), vale a dire un gran bel suono al servizio di interpretazioni vocali senza troppa anima (il coinvolgente funky di Wish The Wind, scritta da Hughes, urla di dolore in certi momenti per la mancanza di una doverosa ugola assassina), o brani buttati giù senza un po' di sano timore di incappare nel già sentito più bieco (Riverside di Newcomb si crogiola ad esempio in una ovvietà fin fastidiosa). Come è facilmente immaginabile, la grande esperienza dei quattro regala comunque momenti più che godibili, come lo standard country della famiglia Carter Wanderin Boy, il bel swamp-rock scritto da Fritts con Eddie Hinton Struttin Yer Stuff, e soprattutto la vacanza blues di Holdin On To Nothin (scritto da Bruton in collaborazione con Randall Bramblett e Bill Payne). I quattro si divertono a variare negli stili, e questo fa di Roselight un ragionevole passatempo che passa da una sana routine da rock polveroso come Where Did The Time Go? o Nice To Meet You, a brani con proprio poco da dire (l'infelice apertura di What Love Can Do) ad altre convincenti ballate (Build Your Own Prison di Billy Bob Thornton, già sentita nel disco dei Boxmasters). Pur nella sua buona qualità di base, Roselight appare come la quarta occasione persa dai Resentments per essere una vera fucina di grandi canzoni oltre che di grandi talenti. Ci sarà una prossima volta? (Nicola Gervasini)

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