inserito 25/07/2011
NRBQ
Keep This Love Goin'
[Clang! 2011]
Non entriamo nel merito delle questioni legali sull'utilizzo delle sigle storiche, perché l'identificare certi nomi con certi personaggi è appannaggio di noi ascoltatori e non degli avvocati. Per cui nessuno scandalo se il membro veterano Terry Adams, eccelso tastierista di professione, si stia ribellando alla pensione forzata riesumando la gloriosa sigla degli NRBQ, band che sì lui stesso fondò nel lontano 1967, ma che ora riappare con elementi completamente avulsi dalla loro storia. Gli NRBQ del 2011 fanno dunque a meno dei due membri fondamentali, vale a dire Al Anderson e Joey Spampinato, che non erano solo chitarra e basso del combo, ma anche le maggiori menti creative. Non sappiamo come mai i due vecchi compari abbiano declinato l'invito a continuare una saga che, tra alti e bassi e stop e ripartenze, dura da ben 44 anni, ma ascoltando Keep This Love Goin' si ha subito la certezza che i sostituti non coprono il vuoto, nonostante i loro discreti curriculum (il chitarrista Scott Ligon suonava nella band di Chuck Berry, il bassista Pete Donnelly viene dai Figgs, la power-pop band spesso sentita con Graham Parker, mentre il batterista Conrad Choucroun viene dalla band di Bob Schneider).
Tra gli ospiti appare se non altro lo storico batterista Tom Ardolino in due brani, giusto per cercare di dare senso all'utilizzo del nome, operazione che si svela subito non riuscita quando si scopre che i quattro negli ultimi due anni hanno calcato il palco come Terry Adams Rock And Roll Quartet (e già il nome richiamava comunque l'acronimo NRBQ, che stava per New Rhythm and Blues Quartet), e il cambio di ragione sociale sa solo di scelta di marketing in sede di pubblicazione dell'album. Inutile fare dunque paragoni con il loro passato - tra l'altro poco conosciuto in Italia - generalmente assimilato al pub-rock di marca inglese nonostante le loro origini americane. Qui infatti non appariranno certo altre storiche canzoni come Green Lights (un successo poi per Bonnie Raitt) o I Want You Bad (finì nel repertorio anche dei Long Ryders e di Dan Baird), e non sarà certo questo disco che spingerà anche nomi più alternativi come Yo La Tengo o She & Him a rivisitare il loro repertorio come accaduto più recentemente.
Qui basta anche solo il primo brano, Boozoo and Leona, per capire quale sia il problema: Adams infatti ci piazza anche uno strepitoso assolo di piano, ma la sua voce è anonima e incerta, e il brano da solo non sta in piedi. Nonostante l'impegno di tutti e la coraggiosa decisione di proseguire su una vetusta strada che mischia il rock and roll alla Dave Edmunds al pop-rock alla Nick Lowe, qui manca anche la possibilità di utilizzare il disco a scopo didattico per le nuove generazioni che questo rock e questo modo di intenderlo se lo sono dimenticato. Più che altro perché robette come Here I Am o Gone With The Wind vengono anche prima dell'ABC del rock, e dopo 44 anni comincia ad essere una colpa grave.
(Nicola Gervasini)
www.nrbq.com
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