mercoledì 5 settembre 2012

DISCHI DA ISOLA DESERTA...NEIL YOUNG



Neil Young & Crazy Horse

Rust Never Sleeps

[Reprise 1979]

 121 pt.
1. My My, Hey Hey (Out Of The Blue) // 2. Thrasher // 3. Ride My Llama // 
4. Pocahontas // 5. Sail Away // 6. Powderfinger // 7. Welfare Mothers // 
8. Sedan Delivery // 9. Hey Hey, My My
Il grande momento artistico di Neil Young era finito nel 1975 con Zuma,
ma nel cassetto del canadese era rimasta una tale mole di materiale di
scarto e album lasciati a metà che la sua discografia non finirà mai di
vivere di rendita. Rust Never Sleeps uscì quando lui già aveva la testa
immersa nei problemi di famiglia, e di
fatto non si prese neanche la briga di registrarlo, visto che per l'occasione
ripulì alcune registrazioni live. E sebbene fosse composto da avanzi provenienti
da almeno altri tre progetti abortiti, Rust Never Sleeps è probabilmente l'unico
album della sua discografia che lo rappresenta a 360 gradi, dove sono presenti
tutte le sue anime, espresse in cavalcate southern-rock pensate per gli amici/nemici
Lynyrd Skynyrd, inni rock che presteranno aforismi buoni per tutte le presenti e
future stagioni rock (da Johnny Rotten a Kurt Cobain), indimenticabili ballate rurali,
nuovi omaggi alle idealizzate civiltà perdute del Sud America e persino qualche
ammiccamento alla nuova veemenza punk. Alle spalle c'erano i fidi Crazy Horse,
che proprio nella tournee che seguì (immortalata nell'album Live Rust, ideale
compendio all'album) raggiungeranno lo status di backing-band perfetta, veri e
propri silenziosi ma insostituibili comprimari di una storia che dura ancora nei
giorni nostri. Dietro l'angolo c'erano gli anni 80 e un artista che avrebbe avuto
bisogno di una lunga pausa, e che invece si dannò insuccesso dopo insuccesso
alla ricerca di un nuovo Neil Young, quando con Rust Never Sleeps aveva
già trovato l'unico esistente.

(Nicola Gervasini)

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