Intervista ai Mojo Filter
L’album album
d’esordio dei Mojo Filter (Mrs Love
Revolution) è una delle sorprese più recenti del rock nostrano, un disco
che omaggia Fogerty e i Cream con la stessa energia dell’hard blues moderno dei
Black Keys. Come è successo che un quartetto nato in Lombardia decida di farsi
portabandiera di una rifondazione rock ce lo spiegano i due chitarristi
Alessandro Battistini e Carlo Lancini.
Iniziamo con un piccolo gioco: siete sul
palco di un Festival Rock e dovete convincere in cinque minuti un pubblico che
non vi ha mai sentito nominare a non abbandonare il prato per farsi una birra
durante la vostra esibizione. Quale arma userebbero i Mojo Filter?
Alessandro: Credo che inizieremmo con un pezzo come
Lick Me Up, visto che è una di quelle canzoni che fa battere il piede ed ha
un’aria molto solare. Anche se, alla luce di quello che stiamo sperimentando
ora, non escludo che potremmo partire con qualcosa di più provocatorio come
Closer To The Line, brano già pronto per il prossimo disco. Closer To The Line,
forse perché meno diretta di altre, potrebbe essere una canzone dal forte
impatto.
Carlo: Si, Closer To The Line è sicuramente meno
derivativa e potrebbe essere la canzone giusta per far scegliere al pubblico se
restare o per fare la coda alla cassa…Capiremmo entrambi, noi e il pubblico, se
siamo fatti l’uno per l’altro…
Voi stessi avete appena definito senza
vergogna la vostra musica come “derivativa” Non è un caso che la parola che
ricorre più spesso quando si parla dei Mojo Filter è “classico”. E’ classico il
vostro rock, classica la copertina in stile anni 60, classica anche la
formazione a due chitarre e sezione ritmica alla Creedence Clearwater Revival.
Vi riconoscete in questa “classicità” o trovate riduttiva la definizione nel
vostro caso?
Alessandro: La cosa strana è che se avessimo 20 anni
e facessimo del rock classico saremmo forse un “fenomeno”, vedi i primi Kings
Of Leon, giusto per far nomi. A 35 anni forse emerge più un aspetto riduttivo e
restringente dell’essere classici. Ma la derivazione del nostro rock è data dal
nostro background, dal quale non possiamo certo ripulirci, e da una ricerca
sonora a ritroso, priva espedienti elettronici o digitali, ma piuttosto
orientata ad una strumentazione di un certo tipo e assolutamente
“analogica”…noi siamo questo.
Carlo: L’essere classici è riduttivo se sei
italiano e vivi la tua condizione di musicista in Italia, anche se poi nelle
radio commerciali, soprattutto in questo periodo, senti passare le canzoni
dell’ultimo album dei Black Keys, band assolutamente derivativa e classica
tanto quanto i Mojo Filter.
Quindi, che spazio pensate ci possa essere
per la musica dei Mojo Filter nel mercato discografico italiano, da sempre
molto diffidente verso le nostre produzioni anglofone?
Carlo: In questo periodo un certo tipo di indie
rock in italiano è tornato prepotentemente alla ribalta e quindi lo spazio per
noi si è fatto ancor più limitato, alla luce anche del fatto che un vero
mercato discografico non esiste. Come tanti, se avessimo dovuto pensare al
mercato discografico, anche a quello di nicchia, non ci saremmo certo messi a
fare dei dischi. Stiamo vivendo in un periodo assolutamente negativo, ma non
per questo desistiamo: nei nostri programmi ci sono altri dischi e altri concerti.
Alessandro: L’ultimo anno è stato assolutamente
stimolante grazie al sostegno di un artista straniero e di una casa
discografica. Questo ci ha permesso di crescere e di voler anche sperimentare,
per fare in modo che il nostro sia un percorso. Siamo arrivati fin qui per
restarci…
Mrs Love Revolution è stato registrato in
tre giorni, un tempo breve, quasi a confermare il vostro status di live-band
con poca voglia di passare troppo tempo in uno studio di registrazione. Come è
stato il processo di registrazione dei brani?
Alessandro: Mrs Love Revolution, con la sua sessione
di registrazione, ha fatto emergere una sorta di condizione di urgenza, con una
band impegnata dal vivo ma con una manciata di canzoni pronte. Aggiungo anche
che il nostro approccio alla struttura dei brani è anche l’approccio di una
band di quattro elementi che vuole che le canzoni abbiano la stessa resa sia
dal vivo che su disco.
Carlo: Quelle canzoni sono nate dalle intuizioni
e dal songwriting diretto di Alessandro, sviluppate in sala prove e durante i
soundcheck, con una struttura piuttosto naturale non votata alle
sovraincisioni. Le registrazioni sono state un’esperienza unica grazie al clima
informale e disteso, e alla voglia che avevamo di rendere quelle canzoni
“ufficiali”.
Il disco vede il contributo di Jono Manson
per il missaggio definitivo dei brani. Sembrerebbe quasi una mozione di
sfiducia verso la capacità dei tecnici italiani di produrre un vero rock-sound
di altri tempi. E dunque vero, come diceva il compianto Carlo Carlini, che
“quel tocco lì ce l’hanno solo gli americani”?
Carlo: Carlo Carlini la sapeva lunga…
Alessandro: Noi e Jono ci siamo cercati: per il suo
metodo di lavoro e il suo approccio, noi sapevamo che lui poteva essere l’uomo
giusto, come Jono sapeva che il nostro rock and roll necessitava di una mano
come la sua. La mozione di sfiducia verso i tecnici italiani è parziale: molti
hanno metodi di lavoro standard, spesso invasivi. Sono pochi quelli che
“entrano” con la band nel disco, tentando di capirlo e di capire dove una band
si colloca e dove vuole arrivare. Il sound engineer Mauro Galbiati è un grande
professionista che ha saputo collocarsi fra i Mojo Filter e Jono Manson, e che
ha lasciato che fossero gli amplificatori a parlare.
Oggi comunque la registrazione professionale
di un cd come Mrs Love Revolution è molto più alla portata di tutti rispetto ad
un tempo, e il mercato è infatti inflazionato di titoli indipendenti. Cosa
pensate che possa ancora fare la differenza quando una band registra un album
senza l’apporto e i soldi di una casa discografica?
Alessandro: Credo che la differenza la facciano la
fame, l’integrità, la coerenza e, come sempre, le canzoni. Soprattutto se una
band vuole che il proprio sia un percorso che non si riduca ad un singolo
disco.
Carlo: Noi vogliamo scrivere la nostra piccola
storia personale, senza velleità. Ma abbiamo tanta fame di chilometri da
percorrere, e per poterlo fare dobbiamo avere qualcosa da dire. E di cose da
dire ne abbiamo molte.
I brani di Mrs Love Revolution sono tutti
firmati da te Alessandro, con l’eccezione di un brano firmato da Carlo. Pensate
che in futuro il processo creativo possa essere più corale e coinvolgere tutti
i membri della band ora che siete una band più rodata?
Alessandro: Questa è una domanda che ci siamo fatti
spesso, ma non arriviamo mai ad una risposta certa...
Carlo: Beh Nicola, te lo dico io…il motivo è
presto detto: Alessandro è l’autore principale e quando ci sottopone un pezzo
lo fa con le idee chiare ed alcune parti ben definite. La cosa sicuramente più
strana ed entusiasmante è che le parti e le canzoni hanno già un mood e un
approccio perfetti. Lo stile e le parti di Daniele al basso danno il groove
giusto…così, alla fine, ci riduciamo a rivedere piccole sfumature. Alessandro
dalla sua ha anche la grande prolificità.
Alessandro: in effetti abbiamo già materiale pronto
per almeno un paio di dischi, tant’è che nelle varie scalette del tour di
promozione di Mrs Love Revolution abbiamo inserito diversi pezzi inediti.
(Nicola Gervasini)
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