lunedì 24 settembre 2012

Intervista ai Mojo Filter


Intervista ai Mojo Filter


L’album album d’esordio dei Mojo Filter (Mrs Love Revolution) è una delle sorprese più recenti del rock nostrano, un disco che omaggia Fogerty e i Cream con la stessa energia dell’hard blues moderno dei Black Keys. Come è successo che un quartetto nato in Lombardia decida di farsi portabandiera di una rifondazione rock ce lo spiegano i due chitarristi Alessandro Battistini e Carlo Lancini.

Iniziamo con un piccolo gioco: siete sul palco di un Festival Rock e dovete convincere in cinque minuti un pubblico che non vi ha mai sentito nominare a non abbandonare il prato per farsi una birra durante la vostra esibizione. Quale arma userebbero i Mojo Filter?

Alessandro: Credo che inizieremmo con un pezzo come Lick Me Up, visto che è una di quelle canzoni che fa battere il piede ed ha un’aria molto solare. Anche se, alla luce di quello che stiamo sperimentando ora, non escludo che potremmo partire con qualcosa di più provocatorio come Closer To The Line, brano già pronto per il prossimo disco. Closer To The Line, forse perché meno diretta di altre, potrebbe essere una canzone dal forte impatto.
Carlo: Si, Closer To The Line è sicuramente meno derivativa e potrebbe essere la canzone giusta per far scegliere al pubblico se restare o per fare la coda alla cassa…Capiremmo entrambi, noi e il pubblico, se siamo fatti l’uno per l’altro…

Voi stessi avete appena definito senza vergogna la vostra musica come “derivativa” Non è un caso che la parola che ricorre più spesso quando si parla dei Mojo Filter è “classico”. E’ classico il vostro rock, classica la copertina in stile anni 60, classica anche la formazione a due chitarre e sezione ritmica alla Creedence Clearwater Revival. Vi riconoscete in questa “classicità” o trovate riduttiva la definizione nel vostro caso?

Alessandro: La cosa strana è che se avessimo 20 anni e facessimo del rock classico saremmo forse un “fenomeno”, vedi i primi Kings Of Leon, giusto per far nomi. A 35 anni forse emerge più un aspetto riduttivo e restringente dell’essere classici. Ma la derivazione del nostro rock è data dal nostro background, dal quale non possiamo certo ripulirci, e da una ricerca sonora a ritroso, priva espedienti elettronici o digitali, ma piuttosto orientata ad una strumentazione di un certo tipo e assolutamente “analogica”…noi siamo questo.
Carlo: L’essere classici è riduttivo se sei italiano e vivi la tua condizione di musicista in Italia, anche se poi nelle radio commerciali, soprattutto in questo periodo, senti passare le canzoni dell’ultimo album dei Black Keys, band assolutamente derivativa e classica tanto quanto i Mojo Filter.
Quindi, che spazio pensate ci possa essere per la musica dei Mojo Filter nel mercato discografico italiano, da sempre molto diffidente verso le nostre produzioni anglofone?


Carlo: In questo periodo un certo tipo di indie rock in italiano è tornato prepotentemente alla ribalta e quindi lo spazio per noi si è fatto ancor più limitato, alla luce anche del fatto che un vero mercato discografico non esiste. Come tanti, se avessimo dovuto pensare al mercato discografico, anche a quello di nicchia, non ci saremmo certo messi a fare dei dischi. Stiamo vivendo in un periodo assolutamente negativo, ma non per questo desistiamo: nei nostri programmi ci sono altri dischi e altri concerti.
Alessandro: L’ultimo anno è stato assolutamente stimolante grazie al sostegno di un artista straniero e di una casa discografica. Questo ci ha permesso di crescere e di voler anche sperimentare, per fare in modo che il nostro sia un percorso. Siamo arrivati fin qui per restarci…

Mrs Love Revolution è stato registrato in tre giorni, un tempo breve, quasi a confermare il vostro status di live-band con poca voglia di passare troppo tempo in uno studio di registrazione. Come è stato il processo di registrazione dei brani?

Alessandro: Mrs Love Revolution, con la sua sessione di registrazione, ha fatto emergere una sorta di condizione di urgenza, con una band impegnata dal vivo ma con una manciata di canzoni pronte. Aggiungo anche che il nostro approccio alla struttura dei brani è anche l’approccio di una band di quattro elementi che vuole che le canzoni abbiano la stessa resa sia dal vivo che su disco.
Carlo: Quelle canzoni sono nate dalle intuizioni e dal songwriting diretto di Alessandro, sviluppate in sala prove e durante i soundcheck, con una struttura piuttosto naturale non votata alle sovraincisioni. Le registrazioni sono state un’esperienza unica grazie al clima informale e disteso, e alla voglia che avevamo di rendere quelle canzoni “ufficiali”.



Il disco vede il contributo di Jono Manson per il missaggio definitivo dei brani. Sembrerebbe quasi una mozione di sfiducia verso la capacità dei tecnici italiani di produrre un vero rock-sound di altri tempi. E dunque vero, come diceva il compianto Carlo Carlini, che “quel tocco lì ce l’hanno solo gli americani”?

Carlo: Carlo Carlini la sapeva lunga…
Alessandro: Noi e Jono ci siamo cercati: per il suo metodo di lavoro e il suo approccio, noi sapevamo che lui poteva essere l’uomo giusto, come Jono sapeva che il nostro rock and roll necessitava di una mano come la sua. La mozione di sfiducia verso i tecnici italiani è parziale: molti hanno metodi di lavoro standard, spesso invasivi. Sono pochi quelli che “entrano” con la band nel disco, tentando di capirlo e di capire dove una band si colloca e dove vuole arrivare. Il sound engineer Mauro Galbiati è un grande professionista che ha saputo collocarsi fra i Mojo Filter e Jono Manson, e che ha lasciato che fossero gli amplificatori a parlare.


Oggi comunque la registrazione professionale di un cd come Mrs Love Revolution è molto più alla portata di tutti rispetto ad un tempo, e il mercato è infatti inflazionato di titoli indipendenti. Cosa pensate che possa ancora fare la differenza quando una band registra un album senza l’apporto e i soldi di una casa discografica?

Alessandro: Credo che la differenza la facciano la fame, l’integrità, la coerenza e, come sempre, le canzoni. Soprattutto se una band vuole che il proprio sia un percorso che non si riduca ad un singolo disco.
Carlo: Noi vogliamo scrivere la nostra piccola storia personale, senza velleità. Ma abbiamo tanta fame di chilometri da percorrere, e per poterlo fare dobbiamo avere qualcosa da dire. E di cose da dire ne abbiamo molte.


I brani di Mrs Love Revolution sono tutti firmati da te Alessandro, con l’eccezione di un brano firmato da Carlo. Pensate che in futuro il processo creativo possa essere più corale e coinvolgere tutti i membri della band ora che siete una band più rodata?

Alessandro: Questa è una domanda che ci siamo fatti spesso, ma non arriviamo mai ad una risposta certa...
Carlo: Beh Nicola, te lo dico io…il motivo è presto detto: Alessandro è l’autore principale e quando ci sottopone un pezzo lo fa con le idee chiare ed alcune parti ben definite. La cosa sicuramente più strana ed entusiasmante è che le parti e le canzoni hanno già un mood e un approccio perfetti. Lo stile e le parti di Daniele al basso danno il groove giusto…così, alla fine, ci riduciamo a rivedere piccole sfumature. Alessandro dalla sua ha anche la grande prolificità.
Alessandro: in effetti abbiamo già materiale pronto per almeno un paio di dischi, tant’è che nelle varie scalette del tour di promozione di Mrs Love Revolution abbiamo inserito diversi pezzi inediti.

 (Nicola Gervasini)




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