venerdì 13 marzo 2015

JESSE WINCHESTER


 Jesse Winchester 
A Reasonable Amount of Trouble
[
Appleseed/ IRD 
2014]
www.appleseedmusic.com

 File Under: The Last Waltz

di Nicola Gervasini (30/10/2014)
Jesse Winchester ci ha lasciati lo scorso 11 aprile, in silenzio, ma forse non quanto avrebbe voluto lui, visto che la notizia della sua morte era erroneamente circolata nel web già giorni prima, tra conferme e smentite. Outsider per eccellenza del mondo della roots-music, storia racconta che Winchester si sia dovuto accontentare delle briciole del mondo discografico degli anni settanta a causa di una condanna per diserzione dall'arruolamento per il Vietnam, scelta che lo ha costretto a fuggire in Canada nel 1967, per attendere l'amnistia del 1977 prima di poter rimettere piede nel suolo americano. Nel frattempo però il gran momento della canzone d'autore americana stava finendo, per cui a lui rimanevano solo gli onori per una serie di dischi apprezzati in Canada e tra gli addetti ai lavori, e un pugno di classici resi tali soprattutto da altre voci (Yankee Lady eBiloxi i più noti).

In genere si mitizza il primo album omonimo del 1970 perché registrato con la Band al gran completo e Todd Rundgren in regia, ma tutta la carriera di Winchester è stata caratterizzata da dischi eleganti e in prima linea nell'arte del buon songwriting. Gli mancava forse il tocco perfetto alla Gordon Lightfoot o la capacità di esprimere anche negli arrangiamenti i propri tormenti d'autore, e per questo la sua carriera resta abbastanza oscura, anche tra molti appassionati di genere. Nel 2009 si era rimesso in pista dopo un lungo silenzio con il discreto Love Filling Station, e A Reasonable Amount Of Trouble è il designato successore che Jesse ha fatto in tempo a registrare prima di lasciare queste lande desolate. Il titolo ironizza sulla sua malattia con una frase pronunciata da Sam Spades nel Falcone Maltese, e di fatto il disco può essere in qualche modo paragonato a The Wind di Warren Zevon, per quel senso di attaccamento alla vita che suscita l'idea di un artista che sa di star registrando il proprio canto del cigno.

Corredato da una accorata presentazione di Jimmy Buffett, organizzatore anche del recente tribute-album in suo onore, l'album non si discosta molto dalla classica ricetta di Winchester, con brani in stile Band come She Makes It Easy Now e ballate soffici come Neither Here Nor There o Ghosts (ma quante pop-singer potrebbero cavarci una hit da questa melodia?), evidenziando però una coraggiosa allegria in scanzonate swing/soul-pop songs alla Burt Bacharach come l'iniziale All That We Have Is NowWhispering Bells Rhythm Of The Rain. Non potevano mancare puntate a quel gospel-country (A Little Louisiana) di cui è sempre stato maestro (e Lyle Lovett il suo più evidente discepolo), omaggi alla sua amata New Orleans (Never Forget To Boogie), lenti da festa scolastica degli anni 60 alla Aaron Neville (Devil Or Angel), e via così, fino alla fine, con episodi alla Gordon lightfoot (Don't Be Shy) e momenti riflessivi (Every Day I Get The Blues e Just So Much). Non ci ha lasciati con il suo capolavoro, ma con un buon modo per riscoprirlo sì.

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