giovedì 19 marzo 2015

SPIKE

Spike
100% Pure Frankie Miller
(Cargo, 2014)
File Under: Frankie Who?
L’idea è talmente folle che era impossibile non segnalarla: fare un disco tributo a Frankie Miller, ma non partendo dai suoi classici degli anni settanta (per quanto sfigato sia stato come artista, ne ha fortunatamente avuti tanti), ma da una serie di inediti che lo sfortunato eroe ha lasciato irrisolti e mai registrati nel corso dei tanti anni di inattività dagli anni ottanta in poi. Per un simile strampalato progetto ci voleva un altro folle del rock, il redivivo Spike, frontman ancora non del tutto consumato dall’alcool dei Quireboys, talmente innamorato della musica di Frankie Miller da produrre forse il suo lavoro migliore dai tempi del glorioso A Bit Of What You Fancy del 1990. Non avendo originali con cui comparare questi brani, ci si fida della sua interpretazione, che non è né più né meno quella di un buon disco dei Quireboys, con chitarre in primo piano e blues&rock ad alto volume a spaccare le casse. Solo Bottle Of Whisky fu registrata da Miller, ed è quindi un rammarico sapere che grandi pezzi rock come The Brooklyn Bridge, Cocaine (realizzata anche come singolo) o Amsterdam Woman (duetto con Ian Hunter) debbano vivere solo in queste versioni un po’ fracassone (chi conosce i Quireboys ha bene in mente cosa intendo). Spike comunque ci mette passione e devozione, anche se la sua voce da Bon Jovi con la raucedine non sempre è quella giusta, e forse eccede nella faciloneria quando affronta le ballate romantiche come I’m Losing You o il duetto in chiave country con Bonnie Tyler di Fortune (bello scontro di voci rauche comunque). Puro 100% fun-rock dunque, con una pletora  di grandi testimoni dell’epoca come ospiti (nientemeno che Ron Wood alla chitarra in alcuni brani e Simon Kirke  e Andy Fraser dei Free in sezione ritmica ), e immagino che il buon Frankie abbia apprezzato l’omaggio, sperando che gli serva a ritrovare la voglia di registrare questi brani. Che saranno classic-rock ormai completamente fuori dal tempo, ma continuano ad essere un esempio di alta scuola che era giusto non perdere.


Nicola Gervasini

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