martedì 3 marzo 2015

LEONARD COHEN

Se nel 2001, all’alba dei 67 anni, il notoriamente pigro Leonard Cohen si era messo a fare dischi e concerti senza sosta, lo dobbiamo ad un manager truffaldino che lo ha lasciato sul lastrico. Se invece i suoi ultimi dischi stavano ormai suonando un po’ tutti uguali, lo dobbiamo all’amore per Sharon Robinson, gran bella voce, ma anche pessima arrangiatrice. Se Popular Demons (Columbia), il quarto disco dal suo “ritorno a Boogie Street” (inteso come show-business) dopo il totale isolamento degli anni novanta, suona invece più vario e fresco dei suoi predecessori, lo dobbiamo a Patrick Leonard. Sì, sarebbe il produttore della Madonna anni 80, ma provate voi a scandalizzarvi per l’azzardato accostamento davanti ad un simile risultato. Non che Patrick abbia stravolto poi granché rispetto al precedente Old Ideas; semplicemente ha reso meno piatto il tappeto sonoro su cui Leonard ama raccontare - più che cantare - i propri versi. Se si soprassiede sulla raccapricciante copertina da Lezione 1 del corso per principianti di Power Point, il disco sta in piedi e pare pure moderno, contando che stiamo sempre parlando di un neo-ottantenne. Che ha ormai una voce rotta e che tiene solo toni bassissimi, ma questo dona ancora più fascino a brani come Almost Like The Blues o il gospel Samson in New Orleans. Non Amare Cohen era già impossibile anche quando produceva dischi spenti e da fine corsa come Dear Heather, figuriamoci quando invece torna tra noi per trovare le parole giuste per consolarci (e consolarsi) con un brano definitivo come A Street (Ok, la festa è finita, ma io sono ancora in piedi, e starò lì in quell’angolo dove un tempo c’era una strada). Si perdona qualche piccolo scivolone (Did I Ever Love You), si può anche discutere qualche arrangiamento (la techno-arabeggiante Nevermind), ma quando parole, voce e melodia ingranano, come in Slow o My Oh My, non ci sono rivali. Dovete lasciarmi cantare l’unica canzone che ho mai avuto chiosa lui nel finale del disco, dando la triste sensazione di commiato dal suo pubblico. La stessa impressione che avevano dato anche i suoi dischi precedenti, ma stavolta non cascateci: Cohen è ancora solo a metà di quella strada.

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