Colin Meloy nelle foto di
presentazione di What a Terrible World, What a Beautiful World (Rough Trade, titolo rubato da un discorso di Barack
Obama), ha la faccia sorridente e sorniona di chi in qualche modo ce l’ha
fatta. Con numeri rapportati ai nostri tempi (quindi bassi), la storia dei suoi
Decemberists ricorda davvero quella dei R.E.M., band passata al successo
planetario dopo dieci anni di gavetta underground. Anche la loro musica era
finita per sembrare quella dei R.E.M., forse anche fin troppo nel precedente The King Is Dead del 2011, album che li
ha consacrati a gruppo simbolo dell’indie-rock di questi anni 2000. Ma i
Decemberists non erano partiti dal jingle-jangle rock di Stipe e soci: prima
c’erano stati il folk stralunato e cabarettistico di album come Her Majesty e Picaresque, poi il flirt con il prog di The Crane Wife e il rock anni 70 del concept The Hazards Of Love. Ma il nuovo album li conferma definitivamente:
ora i Decemberists piacciono a tutti, avanguardisti e tradizionalisti, classic-rocker
e giovani alternativi. E la vera vittoria è che per mettere d’accordo tutti,
Meloy ha realizzato il più classico dei Greatest Hits stilistici da band in
piena maturità. Qui ci sono tutte le loro anime, quella stravagante (come terminare
la scaletta con un brano intitolato A
Beginning Song), quella istrionica (l’esperimento sixty-pop di Philomena), quella tradizionalista (Make You Better è puro mainstream-rock) e,
ora, dopo quindici anni di carriera, anche quella più furba, fin dall’idea di
produrre un disco di brani easy & catchy
con fiati da canticchiare in coro (Cavalry
Captain) e archi sinuosi (Lake Song).
Manca quindi il loro lato più ostico e cervellotico, ma Meloy appare un uomo
diverso oggi, meno tormentato, più risolto, forse meno artista e più rockstar. Uno
stato di grazia produttivo quanto pericoloso il suo, che per qualcuno è
significato l’appiattimento e l’appagamento, per altri l’inizio di una nuova intrigante
vita artistica. Per loro chissà: di certo a rifare un album così perfettamente
orecchiabile al primo colpo come questo si rischierà la perdita del colpo di
scena, e quindi la noia. C’è dunque solo da sperare che Colin si complichi di
nuovo la vita.
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