IN THE PINK OF CONDITION
Heavenly
records
***1/2
Bello sapere che certi semi piantati nel corso della storia
da vari artisti continuano a generare nuove piante, anche quando il terreno ha
smesso di essere fertile. Bello sapere che esistono ancora artisti come H Hawkline, pieni di riferimenti e
atteggiamenti ad un mondo indie-pop che possiamo ormai considerare del passato.
Vezzi indie come l’uso di un nickname, in verità a rappresentanza del Signor Huw
Gwynfryn Evans, uno con un nome probabilmente pronunciabile solo in Galles. E
poi la musica contenuta in questo In The Pink of Condition, album di
esordio che arriva dopo una lunga serie di singoli e partecipazioni a
compilation: siamo al ritorno del lo-fi
anni 90, tanto (ma tanto) dei Pavement e dei dEUS, con quel piglio volutamente
scazzato e scanzonato che oggi suona un po’ come un atteggiamento voluto e studiato.
Potremmo quasi inquadrarlo in una forma di 90-revival, azzardando un parallelo
con quei gruppi tipo Sha Na Na che negli anni settanta giravano ancora con
ciuffi in brillantina e rock and roll alla Elvis Presley nella speranza di riportare
indietro la lancetta del tempo. Ma i riferimenti non finiscono qui, perché il
toy-piano di In Love lo troveresti
uguale in un disco degli Eels, e in brani come Dirty Dreams o Rainy Summer
si sente che le più recenti lezioni di Bon Iver, Gruff Rhys o band come i Port
O’Brien, non sono passate invano. Hawkline però è bravo a dosare bene allegre
pop-songs (Moon Is My Mirror – non a
caso il singolo - , Moddion), momenti più
riflessivi (Isobelle) e idee
sperimentali (Everybody’s on the line),
e il disco alla fine suona fresco e godibile, pur portando avanti discorsi già
sentiti. Si segnalano comunque anche la stralunata Spooky Dog e il bel finale di Back
In Town, episodi che chiudono in crescendo un album fino a quel momento
altalenante. Originalità e personalità infatti passano anche da queste parti,
ma solo a tratti e in potenza, e forse
il secondo album avrà più coraggio in questo senso. Ma se i nomi citati sono
già da tempo nella vostra playlist, vale la pena dare una chance a In The Pink Of Condition, che non è titolo
da lasciare nel dimenticatoio troppo presto.
Nicola Gervasini
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