giovedì 8 gennaio 2015

BRY WEBB

BRY WEBB
FREE WILL
Idèe Fixe Records
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Chi negli anni 2000 ha bazzicato e sguazzato nell’immenso mondo dell’indie rock conosce sicuramente i Constantines, band canadese che nel 2001 rappresentò uno dei veicoli usati dalla gloriosa etichetta Sub Pop per riaggiornare il proprio catalogo nell’era del post-grunge. Quattro album all’attivo fino al 2008, poi una lunga pausa fino al recente annuncio di una imminente reunion. Ne ha approfittato subito il cantante Bry Webb, che già nel 2011 aveva esordito con l’interlocutorio Provider, disco nato per celebrare la nascita del figlio, e che oggi torna più convinto con questo Free Will. Disco forse fuori tempo massimo, in cui il buon Bry si ispira senza troppi misteri a Mr. Smog Bill Callahan, passando tramite arrangiamenti che richiamano spesso il John Martyn più classico (Positive People), se non proprio il fingerpicking-style del solito Nick Drake (l’iniziale Fletcher o l’indolente Let’s Get Through Today). Davanti ad un disco come Free Will resta sempre un piccolo interrogativo critico: sottolineare più il fatto che quello di Bry Webb è uno stile derivativo e non sempre personale, o invece rilevare come comunque, pur modellando una materia poco originale, il nostro ha saputo realizzare un disco intenso e indubbiamente di spessore? In vena di buonismo per una volta propendo per la seconda soluzione, non fosse altro perché i testi di alcuni brani colpiscono per la semplicità con cui riescono a descrivere la terrificante noia del quotidiano di un novello padre di famiglia, e la difficoltà a navigare da indipendenti con il peso delle nuove responsabilità. In ogni caso, al di là della discreta penna, piacciono la malinconica AM Blues e l’invasione nel country  di Prove Me Wrong (qui siamo in zona Bonnie Prince Billy). Non tutto fila subito liscio (What Part Of You) e non è nella varietà che Webb trova la sua massima espressione, anche se il clima è scarno solo all’apparenza, perché anche gli arrangiamenti di brani come Policy (con la chitarra “alla Marc Ribot” di Rich Burnett in evidenza) sono tutt’altro che semplici, e l’interplay con la pedal steel di Aaron Goldstein dei Lee Harvey Osmond spesso brillante. Free Will è un classico album di genere, consigliato solo a chi cerca espressamente questa musica e questo tipo di brani autunnali alla Neil Halstead,  ed è probabilmente solo per loro che Bry webb lo ha registrato in attesa di tornare on the road con la band.

Nicola Gervasini.


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