BRY WEBB
FREE WILL
Idèe Fixe
Records
***
Chi negli anni 2000 ha bazzicato e sguazzato nell’immenso
mondo dell’indie rock conosce sicuramente i Constantines, band canadese che nel
2001 rappresentò uno dei veicoli usati dalla gloriosa etichetta Sub Pop per
riaggiornare il proprio catalogo nell’era del post-grunge. Quattro album
all’attivo fino al 2008, poi una lunga pausa fino al recente annuncio di una
imminente reunion. Ne ha approfittato subito il cantante Bry Webb, che già nel 2011 aveva esordito con l’interlocutorio Provider, disco nato per celebrare la
nascita del figlio, e che oggi torna più convinto con questo Free Will. Disco forse fuori tempo
massimo, in cui il buon Bry si ispira senza troppi misteri a Mr. Smog Bill
Callahan, passando tramite arrangiamenti che richiamano spesso il John Martyn
più classico (Positive People), se
non proprio il fingerpicking-style del solito Nick Drake (l’iniziale Fletcher o l’indolente Let’s Get Through Today). Davanti ad un
disco come Free Will resta sempre un
piccolo interrogativo critico: sottolineare più il fatto che quello di Bry Webb
è uno stile derivativo e non sempre personale, o invece rilevare come comunque,
pur modellando una materia poco originale, il nostro ha saputo realizzare un disco
intenso e indubbiamente di spessore? In vena di buonismo per una volta propendo
per la seconda soluzione, non fosse altro perché i testi di alcuni brani colpiscono
per la semplicità con cui riescono a descrivere la terrificante noia del
quotidiano di un novello padre di famiglia, e la difficoltà a navigare da
indipendenti con il peso delle nuove responsabilità. In ogni caso, al di là
della discreta penna, piacciono la malinconica AM Blues e l’invasione nel country
di Prove Me Wrong (qui siamo
in zona Bonnie Prince Billy). Non tutto fila subito liscio (What Part Of You) e non è nella varietà
che Webb trova la sua massima espressione, anche se il clima è scarno solo
all’apparenza, perché anche gli arrangiamenti di brani come Policy (con la chitarra “alla Marc Ribot”
di Rich Burnett in evidenza) sono
tutt’altro che semplici, e l’interplay con la pedal steel di Aaron Goldstein dei Lee Harvey Osmond
spesso brillante. Free Will è un classico album di genere, consigliato solo a
chi cerca espressamente questa musica e questo tipo di brani autunnali alla Neil
Halstead, ed è probabilmente solo per
loro che Bry webb lo ha registrato in attesa di tornare on the road con la band.
Nicola Gervasini.
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