Stuart Vs Prophet
Quella del rock è una storia di scontri di personalità. I
grandi capolavori della nostra musica sono nati da veri e propri duelli
all’alba tra mondi apparentemente incompatibili come Lennon Vs McCartney,
Jagger Vs Richards, Page Vs Plant, e andate avanti voi con l’elenco. Non esiste
genere che non si sia cibato di litigi per raggiungere lo zenith, pensate anche
nel nostro ambito quanto di buono hanno lasciato le incornate da Jeff Tweedy e
Jay Farrar negli Uncle Tupelo o tra Mark Olson e Gary Louris dei Jayhawks. Per
questo lo scontro che è andato in scena al Buscadero Day sapeva di avvenimento,
perché la sfida a distanza tra Dan Stuart e Chuck Prophet è un caso atipico nel
panorama rock, e per questo forse ancor più straordinario. A Pusiano i due si sono
alternati in una gara che ha visto Stuart aprire con un suo set, proseguire con
Prophet in una riedizione acustica dei Green On Red, per poi cavallerescamente
lasciare il palco perché il buon Chuck proseguisse con un suo personale show in
compagnia della moglie Stephanie Finch. Una par condicio perfetta, un pareggio
in termini di tempo e pathos che ha avuto un arbitro italiano (ormai da tempo
promosso a fischietto internazionale) nella figura del chitarrista dei Sacri
Cuori Antonio Gramentieri. Il rock è ritmo, ma ancor prima è mito: lo sa bene
Dan Stuart, che contro l’inevitabile ipocrisia di quel mito ha scagliato strali
per un’intera carriera. Ma sarà l’età matura o una sopraggiunta saggezza, ma il
buon Dan a Pusiano non ha regalato qualche sfuriata delle sue, ma tanta ironia
sulla portata dell’avvenimento. Ed è così che, finito il suo intensissimo set,
ha chiamato sul palco Prophet dicendo “Molti di voi mi hanno chiesto come mai
quando sono arrivato non ho salutato e parlato con Chuck. Ed è perché No! Io
non parlerò mai con quest’uomo! E’ solo lavoro!”. Ecco, questo è stato il suo o
ironico e palesemente canzonatorio regalo al mito di due caratteri talmente
inconciliabili da portare a termine una storia che ancora oggi rappresenta quanto
di meglio si può trovare nei meandri degli anni 80 in termini di roots-rock .
Perché la verità è che la risata e l’abbraccio con il quale i due hanno poi commentato
la frase ha reso evidente che il duello in verità non c’è mai stato. E lo si
era capito già giorni prima, quando su Facebook Stuart aveva lanciato un
quasi-sondaggio su quali pezzi dei Green On Red scegliere per l’occasione,
chiamando affettuosamente Prophet il suo
“Partner in crime”. E Chuck gli ha risposto sul palco di Pusiano,
definendo Stuart “My Brother from Another Mother” e tornando ad essere solo il
suo chitarrista. Perché poi su quel palco si è avuta la vera risposta: i Green
On Red erano una creatura di Stuart, e lo ha reso evidente anche il fatto che
il suo set solitario ha previsto comunque rivisitazioni del periodo, mentre
Prophet da solo ha scavato esclusivamente nella sua carriera solista. E lo si è
capito da come Prophet si è tenuto quasi in disparte anche mentre brani come Time Ain’t Nothing, Zombie For Love, Fadin’Away
o That’s What Dreams Are Made for ci ricordavano l’età dell’oro, suonando
l’acustica e lasciando a Gramentieri l’incombenza di assoli e elettricità.
Sembrava voler dire, “Caro Dan, tieniti stretto il tuo nuovo chitarrista e la
tua nuova carriera, non voglio disturbarti oltre”. Perché poi la storia è nota:
Prophet è diventato un artista regolare nello sfornare dischi sempre
interessanti e suonati come si comanda, mentre Stuart si era perso per strada,
ed è solo recentemente che sta provando a rimettersi in careggiata proprio
grazie al nostro Gramentieri. A Pusiano dunque si sono visti due grandi artisti
in azione, uno più ancorato al glorioso passato, un altro invece ancora
voglioso di portare avanti una propria filosofia musicale, e anche i nuovi
brani presentati dal disco in uscita Night
Surfer lo hanno ben dimostrato. Lasciamo dunque i duelli ad altre storiografie
rock: sul quel palco è andato in onda l’incontro tra due professionisti che
hanno conservato negli anni un pieno rispetto reciproco. Ed è stato davvero più
bello così.
Nicola Gervasini
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