domenica 18 febbraio 2024

ERIC ANDERSEN

 

Eric Andersen

Foolish Like The Flowers - Live at Spaziomusica

(2023, Appaloosa Records/Ird)

File Under: Happy Birthday Record

 

È bello e significativo che Eric Andersen compia gli anni il giorno di San Valentino, ancor più quest’anno che ha raggiunto gli 80 anni fortunatamente in piena forma e attività. Il mondo pare essersi un po’ dimenticato di questo romantico cantastorie, e spiace, visto che, sebbene sia un nome irrimediabilmente legato ad un passato ormai lontano che parla di Greenwich Village negli anni ‘60 e scena West Coast negli anni ‘70, la sua produzione degli ultimi trent’anni ha tutt’altro avuto il tono di chi ha solo da riproporre una vecchia canzone (da recuperare sicuramente You Can’t Relieve the Past, di cui qui viene ripresa la title-track scritta con Lou Reed, e Beat Avenue, ma anche il trittico di dischi dedicati a Lord Byron, Heinrich Böll e Albert Camus di cui vi abbiamo parlato sulle nostre pagine) . Per cui merito alla squadra dell’italianissima Appaloosa, non solo per averlo portato in Italia per uno degli ultimi tour che abbiamo potuto gustare in tranquillità prima della fatidica pandemia, ma di aver anche realizzato, per festeggiare il suo importante compleanno, un live-record registrato a Pavia in una delle ultime serate della storica sede di Spazio Musica. Ottima registrazione, con resa quasi da unplugged in studio di un quartetto rodato formato dalla moglie Inge Andersen alla voce, il percussionista Cheryl Prashker, e soprattutto, - e questa era la vera curiosità dello show - il violino di Scarlet Rivera, “quella di Desire di Bob Dylan”. Che non ha deluso le aspettative di chi si aspettava un egual enorme peso sul suono e la resa dei brani che il suo strumento sa ancora imprimere. Ma, aggiungiamo, un contributo per nulla marginale arriva anche dal dobro di Paolo Ercoli, membro aggiunto di casa nostra. Per il resto Andersen nelle fredde serate di quel fine 2019 (chi scrive ha avuto modo di vedere la data di Como all’Officina della Musica) si dimostrò capace di mischiare pezzi storici e nuovi non facendone quasi intuire le differenze di origine, stile e ispirazione. Per cui anche se questo live propone solo nove brani per dovere di sintesi, i cavalli di battaglia Violets of Dawn, Sheila e Wind and Sand ben convivono con brani più recenti (Under the Shadows, scritta con la figlia, e ben due estratti da Memory of The Future del 1999, che resta il disco forse più bello della sua maturità, cioè Hills of Tuscany e Foghorn). In più qualche recupero meno scontato, come la Dusty Box Car Wall che apre le danze, che arriva proprio da suoi “golden years” giovanili per le strade di New York (era sull’esordio Today Is The Highway del 1965), e (We Were) Foolish Like The Flowers tratta da Avalanche del 1968. Sperando non diventi solo un oggetto per completisti o un ricordo per chi c’era in quelle serate, Foolish Like The Flowers resta un bel documento di un artista che si rischia spesso di dare per scontato.

Nicola Gervasini

 

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