domenica 18 febbraio 2024

KAURNA CRONIN

 

Kaurna Cronin

Harsh Beauty

(Kaurna Cronin, 2022)

File Under: The Folk Down Under

È diventato quasi inutile nel 2022 parlare di un sottobosco di artisti, visto che il mondo delle major è ormai limitato a pochi (e soliti) nomi che si prendono le poche fette di torta rimaste, e quella che era un tempo la scena indipendente è divenuta un’ informe massa dove grandi nobili nomi usciti dai grandi giri commerciali, giovani promettenti, ma anche tanti e troppi artisti fai-da-te improvvisati, vanno ad alimentare una produzione discografica ormai fuori controllo (ma il mondo dell’editoria non sta meglio purtroppo). Per questo spiace quando ci si ritrova nel lettore un disco come questo Harsh Beauty dell’australiano Kaurna Cronin, un piccolo gioiellino “da sottobosco” che merita anche più di una menzione, ma che molto probabilmente non troverete nelle classifiche di fine anno delle riviste musicali. Lui non è un nome nuovissimo, è attivo fin dal 2010, ha ben 9 album all’attivo, compreso questo. Vive tra l’Australia (dove alcuni suoi dischi hanno avuto anche un ottimo seguito e nomination nelle sezioni folk degli Award locali), Europa (dove è spesso nei cartelloni dei festival folk e non solo) e Canada. La sua musica ingloba chiaramente due tradizioni musicali che non sembrano conoscere crisi, da una parte il brit-folk cantautoriale classico alla Bert Jansch o Nick Drake (ma per avere un paragone più moderno direi anche alla James Yorkston), e dall’altra anche una leggera vena da indie-folk/pop recente, e qui i primi nomi che mi vengono in mente sono il Ben Watt degli ultimi album (forse l’artista più somigliante) o Belle & Sebastien. Non ha certo la statura e l’originalità dei nomi citati Cronin, ma i brani che compongo Harsh Beauty dimostrano che maneggia perfettamente melodie, suoni, ritmi e scrittura. Il valore aggiunto lo portano dei bravissimi musicisti provenienti sia dalla scena londinese, come il sassofonista Stuart Patterson, o da quella australiana, come il violinista Frank Giles, ma impressiona anche in brani come Sideways o Why Do You Love Lizzie? la sezione ritmica di Kyrie Anderson e Kiah Gossner, mai banale nel trovare ritmiche in up-tempo anche i brani più intimi come Unknown. Alcuni musicisti sono appartenenti alla Bearded Gypsy Band (ad esempio anche il chitarrista e mandolinista Tom Kneebone), una band molto seguita in Australia, così come la folksinger Lauren Henderson che presta la sua voce in alcuni brani, a riprova di un disco nato dalla collaborazione all’interno di una scena viva e piena di giovani talenti. Date un ascolto a brani come Our Way o la scanzonata I Write Love Songs, vi convinceranno a dare una chance a tutto il disco.

Nicola Gervasini

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