domenica 18 febbraio 2024

PIXIES

 

Pixies

Doggerel

(BMG, 2022)

File Under: Main Alternative

 

Di band degli anni 80-90 che si sono riformate in anni recenti ce ne sono tante, con risultati a volte anche incoraggianti (vedi i Dream Syndicate) e a volte semplicemente dignitosi (vedi Afghan Whigs), ma poche reunion sono state discograficamente ignorate e bistrattate come quella dei Pixies, soprattutto in relazione alle alte attese sul nome. La band di Franck Black è da sempre oggetto di un culto enorme nel mondo del rock (“fu alternativo”), e il fatto che ad un certo punto il loro nome sia diventato popolare anche tra le giovani generazioni ha probabilmente convinto la band a riunirsi per alcuni fortunati tour (nota personale: trovai un giorno mio figlio intento ad ascoltare Where Is My Mind?, e mi sono illuso fosse oggetto di ricerca, ma poi scoprii che il brano era tornato in auge grazie ad una pubblicità, ben tre serie tv, un videogame, svariati film a partire da Fight Club, e non ultimo, al fatto che le piattaforme streaming ad un certo punto si sono messe a consigliarla e proporla a chiunque). Riesumare la sigla è stata forse una necessità a quel punto, anche perché la carriera solista di Black era ad un punto morto, nonostante la svolta roots-rock di album come Honeycomb e Fast Man Raider Man, poco amata dai suoi fans, avesse invece attirato la nostra attenzione. Ma la bassista Kim Deal non è stata purtroppo della partita, e la sua assenza pesa molto più della presenza dei membri originari David Lovering e Joey Santiago, nonostante il buon impegno della sua sostituta, l’argentina Paz Lenchantin. Ma veniamo finalmente a Doggerel, quarto capitolo della nuova era, e quindi ottavo della sigla, cioè il disco che un po’ ci si attendeva da loro in questo momento dopo le delusioni portate dai titoli precedenti, un album che certo non cambia il fatto che la sigla verrà ricordata per Surfer Rosa o Dollittle, ma che almeno pare degno del nome che porta in copertina. Più che altro perché Black Francis qui si è concentrato sulle canzoni, offrendo si quello che un fan dei Pixies si aspetta dalla band con brani come Nomatterday o Dregs of the Wine (dove, tra l’altro, Santiago ottiene il primo credit della sua storia nella band), ma integrando il tutto anche con le sue esperienze successive, non ultime le influenze di pura american-music che tornano a farsi sentire in brani come The Lord Has Come Back Today- o Pagan Man. Il risultato è un disco decisamente più convenzionale e meno “alternative” di quello che forse molti vorrebbero, ma alla fine dimostra in qualche modo che Black è anche un autore di un certo livello, che ancora sa costruire una canzone come si deve. Insomma, un album che forse piacerà più a noi che ad altri, ma che almeno smette di dare la sensazione che le uscite discografiche della reunion servissero solo a giustificare i nostalgici tour infarciti di classici.  Può anche bastare, per ora.

 

Nicola Gervasini

 

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