domenica 18 febbraio 2024

TAO


TAO

Freedhome

(2023, Taovox Records)

File Under: And the caravan is on it's way…

 

1.200 shows, 800 città toccate, 160.000 km percorsi: i dati probabilmente andrebbero aggiornati, ma è quanto rendiconta Valerio Ziglioli, in arte TAO, del suo TAO Love Bus Experience, un tour itinerante portato avanti fin dagli anni zero grazie ad un furgoncino Volkswagen che sa di hippie dream d’altri tempi. Noto per anni nel sottobosco della canzone italiana anche grazie ad album in italiano come L’ultimo James Dean, il cantautore si è deciso durante il lockdown per una svolta verso il cantautorato in inglese anche grazie all’incontro con la vocalist e suonatrice di banjo Ana, che lo aveva già accompagnato nell’ album We’ll dance Again. Freedhome è un disco suonato interamente con lei, e con qualche intervento del violino di Charles Ingalls (a cui dedica anche uno degli episodi più vicini al bluegrass, Charles’ Fiddle), ben 69 minuti per quindici brani che usano la tradizione a proprio piacimento per esaltare le doti di autore del titolare. Ad esempio When She Comes potrebbe tranquillamente essere un brano di Michael McDermott, mentre in altri momenti ci si lancia anche in echi morriconiani come in Stop Drinkin Mama o nella cavalcata western di Angels of Vengeance (a Ennio è dedicato il disco, insieme a June e Johnny Cash e a Bud Spender e Terence Hill, numi tutelati che la dicono lunga sullo spirito dei brani). La produzione dal sapore casalingo è ovviamente volta alla riproposizione live dal suo ormai mitico furgone, prontamente immortalato anche nel booklet della copertina, ma non impedisce a TAO di spaziare nei generi come il momento heartland-rock di Take a Rock (ci immagino un Ryan Bingham in un pezzo così) o nel baldanzoso folk di Keep On Lovin’ (le percussioni sono sempre suonate da TAO). La voce di Ana contrappunto tutto con il suo tono etereo, anche quando TAO prova a cambiare toni (Free To Be Sad ha un sapore più britannico nelle melodie) o negli episodi più intimi come The Rain o il maestoso finale di My World (Is full of Love). Testi molto personali creano un percorso ispirato dalla ormai mitica serie La Casa Nella Prateria (Little House on the Prairie), simbolo televisivo di quell’unione apparentemente antitetica delle parole Casa e Libertà che compongono il titolo dell’album. Insomma, un bisogno di fuga e di radici che lo ha portato a crearsi una casa itinerante, scelta tra l’altro condivisa da molti artisti negli ultimi anni, che definire “da strada” non è neanche più corretto visto che grazie alle possibilità tecniche moderne possono poi produrre musica a livello professionale. Freedhome è un oggetto curioso ma pieno anche di brani decisamente validi, anche se forse i tempi moderni richiederebbero un po’ più di sintesi nella scaletta finale, Ma Tao ha con tutta evidenza poca fretta dopo una più che ventennale carriera che lo ha portato anche sui palchi del controfestival di Sanremo o a fare da spalla a blasonati artisti nostrani come i Negrita o Irene Grandi, e che ora si rinnova in una vita che lo vede più che credibile nei panni del folker ramingo.

 

Nicola Gervasini

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