James Yorkston, Nina Persson & The Second
Hand Orchestra - The Great White Sea Eagle
2023, Domino Records
Devo dire che quando lo scozzese James Yorkston fece la sua apparizione sulla scena, ormai più di vent’anni fa, tutto mi sarei aspettato ma non di essere qui nel 2023 a commentare un disco del genere, sapendo oltretutto che non saranno in pochi a dargli attenzione. Pareva solo un giovane e valido adepto della scuola brit-folk alla Bert Jansch senza troppo futuro se non farsi un nome in una scena che, dopo i fasti anche commerciali del periodo a cavallo degli anni sessanta e settanta, si era richiusa nella propria nicchia di appassionati (i Fairport Convention e i Pentangle non hanno ma smesso di esistere anche dopo il 1975, ma pochi lo sanno). Invece il suo stile così ruvido, classico, e senza troppe concessioni se non alla tradizione, pare aver fatto breccia, e nelle classifiche di questi anni 2000 il suo nome appare spesso, anche grazie ad album acclamati un po’ da tutti come When the Haar Rolls In del 2008. Ancora più improbabile pensarlo in una combinazione con Nina Persson, affascinante vocalist dei Cardigans, una che nel 2002, mentre Yorkston esordiva, era una star che veniva da una serie di grandi successi commerciali, ma che da allora ha seguito un declino anche voluto, visto che comunque aveva quasi abbandonato le scene nonostante la sua giovane età (l’ultima uscita con i Cardigans è del 2005, e da allora ha pubblicato un unico sfortunato album solista nel 2014). Eppure, questo 2023 inizia subito con un questo The Great White Sea Eagle, intitolato a James Yorkston, Nina Persson & The Second Hand Orchestra, un ensemble svedese già utilizzato in passato da lui, e che è stato anche il veicolo per il loro incontro. Il gioco tra i due non è nuovo, il disco resta di “marca Yorkston”, ancorato com’è sulla grammatica brit-folk, ma la Persson, pur impegnata in un terreno non abituale, concorre alla perfezione grazie alla sua voce esile ma personale, e non sarà avventato citare album come Out of Season di Rusty Man e Beth Gibbons o, se vogliamo, anche i tre della collaborazione tra Mark Lanegan e Isobel Campbell, per trovare duelli tra generi così ben riusciti. L’album ha anche il pregio di essere molto vario, con momenti anche ludici o leggeri come The Heavy Lyrics Police, Hold Out For Love o Peter Paulo Van Der Heyden che servono a spezzare la tensione di un clima comunque malinconico, se non proprio intinto in nordica tristezza, come Mary, The Harmony o A Forestful of Rogues, tutti momenti in cui il songwriting maturo e personale di Yorkston esce allo scoperto. Lui stesso si ritaglia poi un angolo solitario con A Sweetness On You, canzone voce-piano che pare quasi una accorata dedica alla compagna di viaggio, che si era invece presa l’onere di aprire le danze con Sam and Jeanie McGreagor. È un disco dalle mille sfaccettature che non si rivelano subito al primo ascolto, e per questo ancora più prezioso, e spero che raccolga gli onori che merita
Nicola Gervasini
VOTO: 8,5
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