The
Hives - The Death of Randy Fitzsimmons
2023 –
Disques Hives
La saggezza degli svedesi Hives nel corso di ben 30 anni di carriera è stata sicuramente quella di pubblicare pochissimo, ma con cadenza abbastanza regolare. Questo The Death of Randy Fitzsimmons è infatti solo il sesto album della loro lunga storia, nata sui banchi di una scuola di Fagersta nel 1993, e che dopo un esordio nato in puro entusiasmo post-Green Day/Offspring nel 1997, ha trovato negli anni 2000 un inaspettato successo sull’onda della longevità che questa musica di stampo “garage-punk” ha continuato ad avere anche nei nostri tempi. Il botto lo fecero nel 2000 con il singolo Hate to Say I Told You So e l’album Veni Vidi Vicious , tanto che nel 2001 conquistarono il disco di platino con una raccolta (Your New Favourite Band) che informava il loro nuovo pubblico internazionale su quanto avevano fatto fino ad allora. Il successo discografico è andato via via scemando, tanto che il precedente Lex Hives del 2012 convinse la band a prendersi una pausa dalle sale d’incisioni, anche se l ‘attività live non è mai venuta meno, e chi li ha visti in azione ha sempre parlato di uno show esplosivo che lascia sempre il segno anche nei vari festival a cui hanno partecipato. E il nuovo album, registrato negli studios degli Abba (l’Abbey Road di Svezia insomma), evidenzia subito il perché la band non ha poi troppo bisogno di pubblicare spesso, visto che la formula della punk-rock-song non richiede grosse variazioni, anzi, in questo caso ancor più che nei lavori precedenti, la band punta su 12 brani a velocità da pogo, 31 minuti con soli due brani oltre i tre minuti e alcuni che non raggiungono i due, insomma niente che un ideale bigino dei Ramones non preveda già. Per cui, a parte l’improbabile esperimento intriso di elettronica di What Did I Ever Do To You, il disco è quello che è, funzionale a rinfrescare il songbook per i concerti dove sicuramente il singolo Bogus Operandi farà bella figura nei gran finali, e dove altri pezzi come una Rigor Mortis Radio piena di battimani o una The Bomb esplosiva di nome e di fatto potrebbero trovare il giusto spazio. Il cantante Pelle Almqvist ha presentato il disco dicendo che “ Il rock'n'roll non può crescere, è un adolescente perpetuo, e questo album sembra esattamente così.”, e così dicendo taglia fuori anche qualsiasi possibilità critica perché alla fine The Death of Randy Fitzsimmons è volutamente e fieramente un album di genere, quindi fedele ad una grammatica che non ammette variazioni, e il “piace/non piace” dipende quasi solo dal fatto se avete o no ancora bisogno di un album che racconta un rock and roll vecchio e sorpassato, eppure uno dei pochi stili che ancora pare fare presa sui giovani immersi in rap e autotune-sound. Per contro, come diceva il buon Dan Baird dei Georgia Satellites, “se ti accontenti di suonare in pubblico solo i vecchi successi senza proporre materiale nuovo stai solo ammettendo di essere un cadavere nelle loro mani”, e direi che con tutti i limiti di un disco che non sposta una virgola la storia, sia la loro che la nostra che quella del rock and roll, The Death of Randy Fitzsimmons è quella dichiarazione di vita e vitalità che è in fondo è il senso finale di tutto questo saltare, urlare e sudare che chiamiamo rock.
Nicola Gervasini
VOTO: 6,5
Nessun commento:
Posta un commento