Swanz
The Lonely Cat
Swanz
The Lonely Cat's Macbeth
(Oten Schwan / EEEE)
File Under: “La vita non è che un’ombra vagante”
Probabilmente se Swanz The Lonely Cat non fosse stato
già un artista seguito dalle nostre pagine non saremmo mai arrivati a parlarvi di questo Swanz The Lonely
Cat's Macbeth. Di lui, al secolo
Luca Andriolo, vi avevamo già parlato due volte con i bei dischi pubblicati con
il suo gruppo Dead Cat in a Bag (Sad Dolls and Furious Flowers del 2018
e We've Been Through del 2022), dischi intrisi di una roots-music gotica
che ci riportava sempre a citare David Eugene Edwards come riferimento più
evidente, e quindi decisamente in linea con l’indirizzo artistico scelto dalla
nostra testata. Ma stavolta si presenta
con il suo nickname da solitario felino per un album dove non troverete canzoni,
ma due lunghe suite che fanno da colonna sonora ad un cortometraggio (intitolato
“All is but Toys”) in puro stile
gotic-horror, realizzato dal duo di creatori di immagini Plastikwombat (Silvia
Vaulà e Paolo Grinza), per cui prendetelo un po’ come i fans di Neil Young
hanno accolto la colonna sonora di Dead Man di Jim Jarmusch, come una occasione
per Swanz di dare sfogo alle sue visioni musicali, unendo quindi il suo background
di musica americana con l’elettronica e suggestioni a metà tra kraut-rock di
altri tempi e musica industriale. Un viaggio sonoro negli inferi shakespeariani
che mi azzardo a descrivere un po’
scherzosamente come il disco che avrebbero fatto i Tangerine Dream se fossero
nati ad Austin.
Non ci sono quindi canzoni da commentare, le suite sono divise in varie fasi in cui Swanz a volte gioca anche con la recitazione del classico della letteratura britannica The Tragedy of Macbeth, suonando tutti gli strumenti per gettarsi a capofitto nelle atmosfere che l’orrore della sete di potere del protagonista creano negli immortali versi scritti da William Shakespeare. Quello che mi porta a proporre comunque il disco a dei lettori magari più abituati a cercare qui la forma canzone che la tradizione del songwriting americano (di cui Swanz è intriso, come dimostrava anche nel suo disco d’esordio Covers On My Bed, Stones In My Pillow del 2017 dove si destreggiava tra riletture di Hank Williams e Kris Kristofferson), è una riflessione su quanto negli ultimi anni stiamo assistendo ad un sempre più consueto uso di atmosfere derivanti da altri mondi (come prog, dark/new wave e musica elettronica) anche nel mondo della musica di ispirazione “roots”, e non è un caso che l’anno scorso vi presentammo We've Been Through in abbinamento ad un album di Nero Kane, altro artista nostrano che crea mondi sonori suggestivi per cercare di andare oltre la tradizione, senza però perderla nella costruzione delle canzoni.
Qui ovviamente siamo in un caso più estremo, ma al di là del
fatto che il disco sicuramente attirerà l’attenzione di ascoltatori che di
certo non hanno familiarità con la musica solitamente proposta da Swanz, questo
Macbeth con il suo vortice di suoni
potrebbe davvero diventare un punto di confronto anche per altre opere
di cui vi parleremo , significativamente sempre più spesso create da artisti
italiani. E non mi meraviglierei che già il prossimo disco dei Dead Cat in the
Bag riparta da qui.
Nicola Gervasini
Link video:
https://www.youtube.com/watch?v=4OdHOqb_L3E
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