Pulin
& The Little Mice
Friends
Of Mice
(2022, Pulin
& The Little Mice)
File Under:
Irish Heartbeat
Partiamo da alcuni dati: i Pulin & The Little Mice sono in cinque, ma, se ho contato bene, la schiera di ospiti che hanno contribuito alle quattordici tracce di questo album conta 29 nomi, quasi una mega jam session in stile West Coast 1967 più che una semplice seduta di registrazione. “We Believe in old time music “ dichiarano dal loro sito, e lo dimostra anche questo loro secondo album che sempre più sposta il focus dal blues e dalla musica Americana tradizionale verso le origini delle terre irlandesi. Quasi tutti i brani sono infatti dei medley di traditionals, che uniscono standard sia americani che d’oltremanica con un effetto del tutto unitario. Pensate ad un tour dei Chieftains a Nashville (ascoltate Viola Lee Blues ad esempio) e centrerete il messaggio. L’impasto di voci creato dai cinque sa di Planxty vecchia maniera d’altronde, così come piace l’alternarsi di molti strumenti tradizionali. Tra gli invitati alla festa organizzata da Antonio Capelli, Marco Crea, Giorgio Profetto, Matteo Profetto e Marcello Scotto, non potevano mancare anche Max De Bernardi e Veronica Sbergia che portano voci, chitarre e washboard nel medley Love Will Ye Marry Me/The Cuckoo’s Nest/Viper Mad e Hammer Ring/John of Badenyon/The Gravel Walks, e va tra gli altri citato il contributo di Luca Bartolini, pare non solo come chitarrista, ma anche in sede di “scelte incontestabili e definitive ad eccezione quelle con cui non eravamo d’accordo”. Ne è uscito un divertente bigino di tradizionali ormai fuori dal tempo ma incredibilmente sempre richiesti ed attuali, sia per ballare vecchie gighe (Plains of the Boyle/Good Ole Rebel/Kitty’s Wedding) che per farsi venire la malinconia (Hanapepe Waltz/After The Ball/Vales des Iles de la Madeleine o anche Ghost Woman Blues), fino al quasi inevitabile finale affidato a Rocky Road to Dublin. Da servire rigorosamente con pinta di Guinness.
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