Kevin
Morby – Music from Montana Story
2023, Dead Oceans
Sta attraversando
un momento di grazia Kevin Morby, dopo che il suo This is a Photograph dello
scorso anno ha ricevuto apprezzamenti un po’ da tutte le testate musicali. Sicuramente
era un album che ha rappresentato il culmine di un lungo percorso nato a fine
anni zero con la militanza nei Woods (3 album all’attivo) e nei The Babies (con
loro ne ha pubblicati due), e una continua crescita album dopo album solista, a
partire dall’esordio Harlem River, datato 2013. Normale che quindi il suo nome
possa essere anche uno di quelli chiamati a collaborare anche col mondo del
cinema, e come il Gruff Rhys recentemente impegnato nella colonna sonora di The
Almond & The Seahorse, ecco che anche per lui arriva il momento di
pubblicare un side-project in merito.
Music
From Montana Story è la colonna sonora del film Montana Story, diretto
dai due di registi David Siegel e Scott McGehee, uscito nel 2021 negli Stati
Uniti e solo nel 2022 sulle piattaforme a pagamento per il mercato italiano
(col titolo Ritrovarsi in Montana). Da quel che possiamo leggere al momento,
senza averlo ancora visto, si tratta di un western di concezione moderna dove
la natura e i suoi paesaggi vincono sui sogni di grandezza e ricchezza delle
famiglie americane confinate in ranch lontani dalla città. Un film sul peso di un’eredità
scomoda che Morby ha detto di amare proprio perché ha dato la possibilità di
avere una visione ben precisa per scrivere molti dei cupi ed essenziali strumentali
che compongo questa colonna sonora. Insomma, una fotografia che crea musica, e
Morby pare essere stato più che bravo ad assecondare il film e le sue
suggestioni, incastonando solo là dove davvero serve qualche brano cantato per
dare un tema alla storia, ma mettendosi pienamente al servizio di un prodotto
finale che comunque non è il suo.
Si
segnalano tra le canzoni la puramente folk One Paper Kid cantata con
Waxahatchee, e il finale malinconico di Like a Flower, anticipato dalla ninna
nanna di Dance With Me Child. È forse questo quello che si chiede ad una Soundtrack
autografa, quello di portare valore aggiunto senza però rubare la scena al
film, e su questo, sebbene l’album sia ovviamente un capitolo a parte non
primario della sua discografia, credo abbia raggiunto in pieno il suo
obiettivo. È servito inoltre a Morby per affrontare con più decisione quella
influenza di musica roots americana che da sempre scorre anche nei suoi dischi,
anche se sempre camuffata dalla sua personalità. Vedremo se qualcosa di questa
musica entrerà nelle scalette dei suoi prossimi concerti italiani.
VOTO:
6,5
Nicola
Gervasini
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