domenica 18 febbraio 2024

GRAND DRIFTER

 

Grand Drifter

Paradise Window

(2023, Subjangle)

File Under: This is Pop

Inutile disquisire ormai sul confine tra album e EP in tempi di musica liquida, per cui accogliamo come terzo album di Grand Drifter questo seppur breve Paradise Window, dopo che già lo avevamo conosciuto coi suoi apprezzatissimi  precedenti lavori Lost Spring Songs (2018) e Only Child (2021). Sette brani che proseguono il percorso del proprietario del moniker  Andrea Calvo in uno stile figlio dell’indie-folk di fine anni ‘90 che si sta facendo via via sempre più sofisticato. Il patron dell’etichetta inglese Subjangle, Darrin Lee, che aveva creduto in lui per un lancio più internazionale già dal precedente lavoro (e i tanti concerti tenuti all’estero sembrano dargli ragione), anticipa un po’ la sorpresa in cartella stampa citando Belle & Sebastian, Burt Bacharach e il jangly indie-pop in stile Sarah Records,chiudendo così la porta ad ogni altro possibile riferimento, se non magari la possibilità di notare che nel passaggio dalle atmosfere autunnali di Only Child ad il mood più scanzonato di questo album, molto fa il giocoso pianoforte in stile Misread dei Kings Of Convenience che spesso trapunta i brani. Grand Drifter è oramai un artista completo, capace di giocare in studio suonando tutti gli strumenti (solo il basso di As the Days Change viene suonato da The Cascarino), il che forse limita il raggio di azione al suo particolare stile che ricorda spesso l’Iron & Wine più intimo, ma che sicuramente gli permette di concentrarsi molto sui particolari. Il dono della sintesi spesso è un pregio, ma visto che stavolta il gioco è pure più brioso e per nulla tedioso, quando si arriva al finale di Memory and Dust si sentirebbe quasi il bisogno di almeno un bis. Ma di una cosa sono certo, se cantasse in italiano, Grand Drifter godrebbe qui da noi di molta più attenzione, ma se leggete le classifiche di ascolto del nostro paese vi accorgerete che la musica anglofona è praticamente quasi sparita, a parte qualche consolidato nome, per cui purtroppo sempre meno possiamo dire che questo bel Paradise Window (e bella anche la copertina di Sergio Varbella) rappresenta il nostro Made in Italy.

Nicola Gervasini

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