domenica 18 febbraio 2024

DRIVE-BY TRUCKERS

 

Drive-By Truckers - Welcome 2 Club XIII

2022, ATO

A distanza di ormai più di 25 anni dalla loro fondazione, possiamo dire che i Drive-By Truckers siano stati davvero una delle roots-band americane più importanti di questi anni 2000. Con il loro piglio che mischia southern-rock classico e spirito da jam-band anni 90, la band di Patterson Hood si è caratterizzata per uno stile molto personale, definito da una propensione allo storytelling in salsa elettrica che trova forse solo negli Hold Steady di Craig Finn dei compagni di viaggio, pur con le tante differenze tra le due validissime band, La perdita dell’elemento più rivolto ad un songwriting di stampo classico come Jason Isbell nel 2007 alla fine non è stata indolore, perché dopo l’ottimo Brighter Than Creation's Dark, la band ha pubblicato tanto ma con qualche alto e frequenti bassi. Il loro basso, va detto, non è mai sinonimo di brutto, ma come succede anche con questo nuovo Welcome 2 Club XIII, l’alternarsi al songwriting tra Patterson Hood e Mike Cooley ogni tanto si arena in una formula ripetitiva che, se non supportata da una brillante esecuzione, finisce col suonare anche stanca. Questo per dire che se negli ultimi anni i Drive-By Truckers sono stati comunque capaci di rialzare la testa con dischi ben focalizzati come American Band, spesso finiscono ad offrire una semplice riproposizione della loro formula senza alcuna novità. Non c’è quindi nulla che suona storto in queste nuove canzoni, i testi sono come al solito verbosi e raccontano con lucidità di un’America che non avremmo altro modo di scoprire se non da loro (ad esempio la buona Maria's Awful Disclosure, cronaca di ordinaria follia da integralismo religioso in salsa americana). Ma in questo caso però il focus è più volto su una serie di nostalgici racconti della loro gioventù e dei primi passi della band (il locale del titolo è quello del loro esordio sul palco), dove la pretesa che possano interessarci nuove storie di giovani statunitensi intenti a rompere le regole, si scontra con una certa sciatteria produttiva, purtroppo già spesso riscontrata in altre loro produzioni, che fa a pugni tra l’altro con la veemenza e la brillantezza delle loro esibizioni live, anche odierne. Insomma, l’urgenza del racconto in We Will Never Wake You In The Morning e Billy Ringo in the Dark si perde in un tran-tran esecutivo. Fanno eccezione l’iniziale The Driver o l’intervento della bella voce di Margo Price a ingentilire le complesse trame liriche di Forged in Hell and Heaven Sent, ma si spera che il guardarsi alle spalle di questo Welcome 2 Club XIII sia solo un punto di arrivo che preannunci una nuova ripartenza, altrimenti la loro prolificità discografica più che una benedizione, potrebbe diventare un problema di una band che ha sicuramente già dato il meglio negli anni zero, ma che non è detto che possa avere ancora qualcosa da raccontarci in futuro.

VOTO: 6

Nicola Gervasini

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