domenica 18 febbraio 2024

IGGY POP

 

Iggy Pop

Every Loser

(2023 Gold Tooth/Atlantic)

File Under: monumenti rock

 

Quest’anno l’album American Ceasar di Iggy Pop compie 30 anni. Paiono una eternità, se si pensa che l’album fu giustamente considerato il disco della maturità, visto quanta farina solo del suo sacco si trovava nel disco, dopo che per anni la sua carriera solista era stata considerata come ombra di quella dell’amico David Bowie. Da allora il percorso di Iggy però si è fatto tortuoso e per nulla lineare, con revival giovanilistici (la reunion degli Stooges), prodotti pensati per il pubblico dei Green Day e Limp Bizkit (Naughty Little Doggie, Skull Ring), impensabili svolte da chansonnier alla francese (Preliminaires a Après), unplugged in studio (Avenue B), adorabili pastrocchi rock (Beat Em Up) e addirittura sperimentazioni jazzy (Free). Tra tutti forse solo il secondo capitolo degli Stooges (Ready to Die), e la riuscita collaborazione con Josh Homme (Post Pop Depression) hanno convinto tutti, ma lui ormai sa di essere un mito intoccabile a cui si perdona tutto, e tira dritto per una strada dove l’unico senso resta la sua naturale anarchia artistica. Every Loser arriva come primo album importante del 2023 a seguire quindi un percorso pieno di deviazioni, staccandosi completamente dal suo predecessore Free, e riabbracciando un certo neo-punk-revival per cui è riconosciuto (Frenzy, Neo Punk, il finale di The Regency), ma che forse appunto suono oggi un po’ caricaturale, ma aggiungendo nuovi mattoni alla sua bizzarra casa. Quello che si può notare è che per la prima volta realizza un disco senza una precisa identità, perché oltre ai già citati brani “da pogo”, qui troviamo anche rock radiofonici figli dell’era Brick By Brick (Strung Out Johnny, Modern Day Ripoff, la riuscita All The Way Down, e la ballatona Morning Show), sia nuove avventure in un mondo quasi brit-pop (New Atlantis, The News For Andy, Comments con la sua tastiera anni 80), a dimostrazione che la sua voce può davvero sposarsi con tutto. Produce il tutto con un occhio alla modernità il patron della Gold Tooth Records, Andrew Watt, che ha coinvolto una serie di ospiti che fanno più devota presenza che peso specifico, come Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers, Duff McKagan dei Guns N’ Roses, Dave Navarro dei Jane’s Addiction e, in una delle sue ultime apparizioni, lo scomparso Taylor Hawkins dei Foo Fighters. Ma alla fine fa tutto colore intorno ad un uomo che col proprio mito ci gioca parecchio, tanto da essere anche uno dei pochi che lo può vendere al miglior offerente (ad esempio ai Måneskin) senza che il prestigio ne venga minimamente intaccato. Perché lui rappresenta meglio di tutti il lato animalesco del rock che fu, quella carica che porta un settantaseienne a girare ancora senza maglietta senza apparirci ridicolo (ma, d’altronde, accettiamo pure che qualcuno giri ancora vestito da scolaretto no?). Non è un disco fondamentale per la sua carriera questo Every Loser, pieno di brani non proprio memorabili com’è, anche se è un album innegabilmente vivo e vivace, e visto che è lui, va sempre bene così.

Nicola Gervasini

 

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